Il partito della sinistra è ancora di là da venire, ma i processi staliniani al suo interno sono già iniziati. E l'operazione sembra già sull'orlo dell'implosione, dopo l'abbraccio con la Boschi, tanto che da Milano rimbalzano voci di rottura ormai prossima tra Pisapia e i bersanian-dalemiani, e persino Romano Prodi lascia trapelare perplessità sull'operazione.
Ieri Giuliano Pisapia ha difeso il saluto galeotto a Maria Elena Boschi, accusando D'Alema e Bersani di aver alimentato una «polemica assurda e irreale, vergognosamente strumentale». E rivendicando la necessità di tenere un rapporto con il Pd, «perché gli avversari stanno da un'altra parte del campo, non da questa». Ma quelli non lo hanno perdonato, anzi si sono ancora più irritati per l'insubordinazione dell'ex sindaco. E si preparano oggi a processarlo, in un incontro a Roma tra l'ex sindaco i Milano e i vertici di Mdp (i capigruppo e Roberto Speranza), emissari del duo D'Alema-Bersani. Che ora vogliono una sorta di abiura da Pisapia, un giuramento di anti-renzismo all'ultimo sangue, l'impegno a rompere in autunno con il governo Gentiloni e - quel che più conta, e che davvero eccita gli spiriti dentro Mdp - la garanzia che saranno loro, Max & Pigi, ad avere l'ultima parola sulle liste elettorali del futuribile partito. E sulle proprie candidature, ovviamente, che Pisapia ha più volte messo in forse in nome del «rinnovamento». Il problema è serio: attualmente, Mdp conta 46 parlamentari, e se riuscisse a raggiungere alle elezioni un ottimistico 6% (che nessun sondaggio gli dà) ne rieleggerebbe una decina di meno. I posti dunque sono drammaticamente pochi, e lasciare che sia Pisapia a decidere i capilista bloccati equivarrebbe al suicidio per gli scissionisti Pd. Senza contare che l'ex sindaco non vuole alcuna alleanza con i vendoliani di Sinistra Italiana o i cosiddetti «civici» del Brancaccio, che invece D'Alema vuole a tutti i costi tenere dentro.
Bersani manda la sua portavoce, Chiara Geloni, a rimbrottare Pisapia: troppo trasporto in quell'abbraccio, ci vuole «più discrezione» nelle effusioni coi renziani. Poi su Twitter Geloni si accapiglia col giornalista dell'Unità renziana Mario Lavia, reo di aver ironizzato sulla reprimenda degli abbracci: «Cretino, merda sessista». Il governatore toscano Rossi reclama un «chiarimento». Bersani accusa Pisapia di «ambiguità». E Pippo Civati lancia una terribile minaccia: c'è troppo «scollamento» a sinistra, «potrei non candidarmi». A difendere Pisapia è invece l'ex Sel Ciccio Ferrara, che si dice «esterrefatto» per la polemica e invita sarcasticamente i bersanian-dalemiani a «stampare e distribuire il decalogo del buon comportamento da tenere alle feste del Pd».
Pisapia, nonostante l'interesse per il buddismo che lo porta di frequente in India, è esasperato con i suoi compagni di avventura. «Se continuano così, li manda a quel paese: che si schiantino da soli», confida chi gli è vicino.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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