Nel suo partito sono pronti a cambiare tutto all’ultimo minuto qualora dovesse ripensarci, ma la decisione ormai sembra essere irrevocabile. Dopo cinque legislature Pier Luigi Bersani, ex segretario del Pd, ex ministro e premier mancato, dice addio alla politica, o perlomeno a quella parlamentare. L’esponente di Articolo Uno, infatti, non si ricandiderà alle elezioni del 25 settembre. La notizia è data per certa dal quotidiano La Stampa. Ma nell’ultimo anno, a ben vedere, il diretto interessato aveva sottolineato in più di un’occasione la volontà di ritirarsi. E chi lo conosce bene non crede che tornerà sui suoi passi.
Lui ci tiene a sottolineare che non si tratta di un pensionamento anticipato ma della fine di un’epoca. Quella della politica fatta in Aula a Montecitorio, in Transatlantico e nelle Commissioni. Ora Bersani vuole costruire la sinistra di governo ripartendo dalle ceneri del "campo progressista", come gli piace definire l’alleanza difficilmente recuperabile con il Movimento 5 Stelle. Per l’ex leader Dem riportare insieme sinistra e grillini è imprescindibile per allontanare la "mucca" che è sempre lì ferma "nel corridoio", e cioè quella destra che avanza sempre più compatta verso il voto.
Stiamo parlando degli stessi Cinque Stelle che lo presero (metaforicamente) a ceffoni nel 2013, quando incaricato dall’allora capo dello Stato, Giorgio Napolitano, provò a coinvolgerli nella formazione del governo con pessimi risultati. Oggi, in preda ad una sorta di sindrome di Stoccolma, continua a invocare un "ultimo tentativo" per ripristinare la saldatura tra M5S e Pd. Ai microfoni di L’Aria che Tira, su La 7, ha invitato Enrico Letta a non fare "fatwe" contro il Movimento e a preoccuparsi del "giudizio degli elettori il giorno dopo". "Siamo di fronte a una destra che ha litigato per due anni ed è bastata una cena o una colazione a rimetterli insieme. Noi – aveva spiegato - non siamo la destra, ma non abbiamo fatto nemmeno un tentativo, e credo che questo sarà rimproverato non solo al Pd ma anche ai Cinque Stelle".
Tra i due schieramenti, è convinto Bersani, ci sono "distinzioni programmatiche evidenti, ma anche una sovrapposizione di proposte su salario minimo, reddito di cittadinanza, diritti civili". "Se siamo razionali dovremmo provarci fino alla fine", è l’invito del politico piacentino. Insomma, nonostante Giuseppe Conte abbia deciso di staccare la spina al governo Draghi, rimanendo sordo agli appelli del Pd, per l’ex leader Dem si merita una seconda possibilità. Dal Nazareno nessun commento. Il sentimento predominante, e neppure troppo nascosto, è però il malumore per un’alleanza che i Dem sono convinti di aver tentato di salvare fino allo "sfinimento", e che è naufragata per gli azzardi grillini, convinti che si potesse costruire una nuova maggioranza.
Intanto Bersani, assicurano i suoi, è pronto ad una campagna elettorale da protagonista. Anche se non correrà personalmente si concederà solo pochi giorni per le vacanze e poi sarà impegnato sul territorio per cercare di recuperare voti a sinistra. E alla sua truppa nelle ultime ore si sono aggiunti anche due veterani del M5S bolognese, Massimo Bugani, assessore ai Rapporti con il consiglio comunale di Bologna, e Marco Piazza, consigliere a Palazzo d'Accursio.
"Con Bersani ci sentiamo da anni e più ci sentiamo più aumenta la mia stima nei suoi confronti", ha detto Bugani annunciando il passaggio ad Articolo 1. Insomma, ancora non è tempo di mettersi a smacchiare i giaguari.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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