Betting vietato come sponsor? Il calcio trema

Betting vietato come sponsor? Il calcio trema

C'è un fronte particolarmente caldo nella guerra dichiarata dal Decreto Dignità alla pubblicità di giochi e scommesse con vincite di denaro, e riguarda nientemeno che i club del calcio professionistico. Che sempre di più vengono sponsorizzati dai colossi del «betting» e che senza quegli introiti vedrebbero aprirsi nei loro bilanci - già non particolarmente floridi, in media - dei buchi molto pericolosi.

Anche se in Serie A su un totale di 681 accordi di sponsorizzazione solo il 2% riguarda le scommesse (si tratta di dati forniti dalla Figc), laddove ad esempio in Inghilterra sono l'8% e in Turchia il 9%, si stima che alle squadre italiane l'abolizione delle pubblicità del gioco d'azzardo nel calcio farebbe perdere circa 700 milioni di euro in tre anni. Nel corso dell'ultima stagione, ad esempio, ben 11 club di Serie A su 20 avevano un «betting partner».

Ma non solo di questo si tratterebbe. Oltre che mettendo i loro loghi sulle maglie e stringendo accordi commerciali di vario tipo con le società le agenzie di scommesse pompano denaro nell'industria del pallone in tanti altri modi: sponsorizzando direttamente le leghe - l'esempio è quello della Serie B degli anni scorsi - comprando spot televisivi (una «torta» da 70 milioni l'anno) e spazi sui maxischermi, sui tabelloni a bordo campo e sui «backdrop» che compaiono dietro ai calciatori e agli allenatori durante le interviste.

Insomma l'impatto non riguarderebbe solo i bilanci delle società ma un intero

comparto trainante dell'economia italiana, oltretutto in un momento in cui è sempre più dura e difficile la concorrenza con Inghilterra e Spagna che fanno sempre di più la parte del leone. Di Maio minaccia, e la Serie A trema.

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