Una scala gerarchica a piramide, con cinque livelli. Un giuramento, un rito di iniziazione e il segreto sopra ogni cosa, da mantenere anche se si decideva di lasciare l'organizzazione o se si veniva cacciati.
Era da prendere sul serio l'Ordine di Hagal, associazione sovversiva di stampo neonazista, negazionista e suprematista, smembrata dagli uomini della Digos di Napoli e della Direzione centrale della Polizia di prevenzione-Ucigos. Gli adepti volevano infatti compiere «eclatanti azioni violente» nei confronti di civili e appartenenti alle forze dell'ordine, a partire da un attentato alla caserma dei carabinieri di Marigliano, in provincia di Napoli. Sull'associazione, che aveva un addestramento paramilitare all'estero e contatti diretti con formazioni ultranazionaliste ucraine come «Battaglione Azov», «Pravi Sector», «Centuria» in vista di possibili reclutamenti, si sono concentrate le indagini della Procura di Napoli, iniziate nel 2019. Il Gip partenopeo Federica de Bellis ha firmato ieri un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per Maurizio Ammendola, 43 anni, presidente dell'Ordine di Hagal, Michele Rinaldi, 47 anni, suo vice, Massimiliano Mariano, 46 anni, che si occupava di indottrinamento e Gianpiero Testa, 25 anni, che aveva l'incarico di procacciare proseliti e organizzare le riunioni. Fabio Colarossi, 36 anni, invece, ha l'obbligo di firma alla polizia giudiziaria di Roma. Risulta infine irreperibile Anton Radomsky, ucraino di Termopil, che dopo un lungo periodo nel Napoletano è tornato nel suo Paese. Anche lui addestrava e reclutava.
L'Ordine di Hagal aveva tra le attività l'apologia del fascismo, la negazione della Shoah, l'incitamento all'odio razziale e all'antisemitismo. Ma anche l'addestramento paramilitare, con corsi di combattimento corpo a corpo «Krav Magà» e l'utilizzo di armi bianche e da fuoco. Le 26 perquisizioni hanno portato al sequestro di materiale propagandistico, libri sul suprematismo, su Mussolini e Hitler, armi e foto dei dittatori e hanno avuto come teatro le province di Napoli, Avellino, Caserta, Milano, Torino, Palermo, Ragusa, Treviso, Verona, Salerno, Potenza, Cosenza, Crotone, dove sono state identificate diverse persone.
L'iscrizione all'Ordine prevedeva il pagamento di un'apposita quota, versata una tantum su una carta Postepay, prima di avviare un periodo di partecipazione e formazione per poi scalare la gerarchia. Anche a sottolineare il vincolo di segretezza, nello statuto era espressamente prevista l'accettazione incondizionata del regolamento interno, con «impegno di riservatezza perpetuo». Il complesso rituale iniziatico, chiamato «Patto sacro di Hagal», è descritto invece in un file, trovato nel computer di Maurizio Ammendola. Il rito si sarebbe dovuto svolgere a San Felice, borgo medievale abbandonato in provincia di Caserta, nello spiazzo antistante la chiesa sconsacrata, dove gli adepti avrebbero dovuto sistemare un lenzuolo con il disegno del «sacro ed energetico simbolo di Hagal» mentre il fondatore leggeva le formule. «Non si tratta di una cellula isolata - sottolinea Antonio Bocelli, dirigente della Digos -. L'Ordine di Hagal ha fatto tanta propaganda usando Telegram con un canale denominato Protocollo4 che aveva molti iscritti.
Tanti li abbiamo già identificati». «Il caso di Avellino - commenta il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi - è un campanello di allarme di come il seme dell'odio si diffonde anche in contesti che non avremmo mai immaginato».
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