"La bolla è satura. E vi spiego perché Forza Italia sta crescendo"

Tiberio Brunetti, fondatore di Spin Factor, analizza la comunicazione politica del momento, il ruolo dei social in evoluzione e le possibilità di crescita per chi intercetterà la domanda del "campo largo" liberale

"La bolla è satura. E vi spiego perché Forza Italia sta crescendo"

Tiberio Brunetti è il fondatore di Spin Factor, che opera nel campo della strategia politico-istituzionale. Brunetti è laureato in psicologia all'Università salesiana di Roma e la sua tesi ha riguardato "la comunicazione politica tra psicologia della persuasione e nuovi media". I social - ci dice - vanno verso una "normalizzazione", perché "la bolla è satura". Dunque le estremizzazioni - si vedano i "no-vax" o il MoVimento 5 Stelle - hanno ed avranno delle difficoltà maggiori ad imporsi. Dal punto di vista politico, invece, per l'esperto oggi il tema è la "credibilità". E Forza Italia - il fondatore di Spin Factor cita anche il modello En Marche! - , può crescere ancora.

Dottor Brunetti, lei sostiene che i social ormai non possano poi molto in termini di spostamento dell'opinione pubblica. Corretto?

"Partiamo da un'analisi di contesto generale: la bolla è satura. Esiste ancora un margine di azione, ma è sempre più difficile alterare campagne elettorali o determinare influenze forti su temi specifici. Bene o male molti hanno imparato a maneggiare i social network e questo comporta un livellamento generale. Resta poi il tema della democraticità dello strumento, che è il suo requisito base e la sua forza popolare".

E poi arrivano gli Elon Musk, come nel caso di Twitter.

"Non capisco le polemiche su un imprenditore che decide di investire su un social network. Perché Zuckerberg va bene e Musk no? È il mezzo in se ad essere democratico. Se poi il singolo social non soddisfa più gli utenti, si spostano su un’altra piattaforma. Semplicemente Elon Musk sta facendo un investimento, come fece un anno e mezzo fa su Clubhouse”.

Comunque sia, le frange estreme non possono più molto.

"Gli estremisti trovano meno spazio: è vero. Non è più il tempo in cui proliferano le battaglie no vax o quelle dei movimenti antisistemici. I social vanno verso una normalizzazione. Tutte queste corporazioni antisistemiche non resistono all'onda d'urto generale e non mobilitano più come prima. Le attività relative al contrasto delle fake news, la necessità di aderire a policy specifiche e così via sono contromisure che stanno funzionando".

Lo dice guardando ai numeri.

"Guardi, due anni fa il governatore campano De Luca diventó un caso mondiale con i 150mila collegamenti alle sue dirette Facebook. Oggi Biden a volte non arriva neppure a 5mila. Tutte le statistiche relative alle interazioni si sono abbassate. È bene presidiare i social in maniera costante e intelligente, ma si va verso un ritorno ad approccio integrato che parta da un posizionamento strategico strutturale, e non dettato da esigenze quotidiane contingenti, con relativa declinazione su media tradizionali, digitali, affissioni ed eventi fisici che, con la fine della pandemia, possono rappresentare un ritorno alla normalità. Basta comunque dare un rapido sguardo alle interazioni per comprendere l'entità della flessione".

Da cosa è dipeso?

"Anzitutto dal "dopo Trump", per cui sono state adottate normative e policy di contenimento, ma ora come ora c'è anche una fase di stanchezza post-pandemica che è correlata ad un interesse per altri altri settori ed altri temi. Prima c'era chi inventava delle creatività straordinarie sui social e otteneva risultati fantastici. Oggi la più bella idea provoca impatto relativo".

Come si immagina la prossima campagna elettorale per le politiche?

"Guardi noi abbiamo 80 campagne alle spalle. Ne abbiamo vinte 74. Quando abbiamo cominciato 4 anni fa, con le Regionali in Molise, Donato Toma partiva da meno venti punti, mentre alla fine ha vinto arrivando cinque punti davanti. Abbiamo battuto i Cinque stelle sul loro stesso terreno, quello dei social, nel loro momento di maggiore forza. La stessa cosa vale per il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi. Si sentiva che quando lavoravi bene sui social avevi una ricaduta positiva nell’offline. Ora partiamo dal posizionamento strategico e dall’integrazione di tutti gli strumenti a disposizione. Bisogna essere presenti, e bene, su tutti i segmenti della comunicazione. È quello che facciamo quotidianamente nel nostro lavoro al servizio di istituzioni nazionali, partiti ed esponenti politici, enti ed aziende. E, ovviamente, nelle campagne elettorali. C’è bisogno di considerare tutti gli strumenti della comunicazione, senza trascurare nessuno. Sennò si perde, come succede col Risiko con chi trascura l’Australia perché ritenuta residuale. Invece è la più facile da conquistare e la più difficile da perdere. Mentre ci si accapiglia sugli altri continenti, l’Australia dà ossigeno alla strategia generale. Ed è così che si vince. Con strategia, intelligenza e, soprattutto, puntando sulla credibilità".

In che senso?

"Noi abbiamo uno strumento nostro, che si chiama Human, una piattaforma di web e social listening realizzata con algoritmo italiano e che analizza il sentiment della rete: puntare tutto sulla credibilità, nel medio periodo, è l’unica cosa che paga. La bolla social è satura perché non basta postare una foto di me che prendo il caffè - per quanto all’inizio sviluppi un sentimento prossimità umana - se dopo tre anni non viene agganciato un risultato concreto della propria azione più. L'elettore ora si chiede: “bello tutto, ma cosa proponi oltre a bere il caffè?”. C'è un'aspettativa che non trova ricadute sulla realtà. Perché la Meloni in questo momento è credibile? Nessuno, oltre lei, può dire di non aver governato con nessuno. Lei è l'unico leader che non ha violentato la propria base. Renzi è andato oltre la base del Pd. Salvini è andato oltre base della Lega. La Meloni ha costruito a partire dalla base della destra, con una ottima strategia di posizionamento politico”.

Ma c'è comunque un tema che riguarda la domanda e l'offerta politica.

"In Italia è possibile replicare un’operazione modello En Marche di Macron. C’è una richiesta da parte dell’elettorato in questo senso cui, al momento, non corrisponde un’offerta politica. C’è un grande spazio che poteva essere raccolto in Italia, già prima dell’avvento di Macron in Francia, con il patto del Nazareno.

C’è un campo largo di elettori liberali che aspetta questa sintesi, non a caso Forza Italia ha ripreso a crescere negli ultimi mesi. Un raggruppamento delle varie forze che insistono su quell’area politica, con posizionamento chiaro e netto su temi strategici sarebbe una novità forte e intercetterebbe un consenso al momento inerte o disperso".

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