Bomba rifugiati alle porte. E l'Europa va in frantumi

Atene nel terrore, da Trieste è già allarme. Di Maio al vertice dei ministri Ue: urgente strategia comune

Bomba rifugiati alle porte. E l'Europa va in frantumi

Ogni giorno fra i 500 e 1000 rifugiati afghani vengono fermati nell'area di Van, il principale posto di frontiera turco con l'Iran. Un incremento 5 volte superiore rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. I numeri aumenteranno nelle prossime settimane e mesi con il rischio che una «bomba umana» di rifugiati afghani in fuga dall'Emirato talebano si riversi in Europa lungo la rotta balcanica. Non a caso il ministro per le Migrazioni greco, Notis Mitarakis, ha dichiarato ieri: «Non vogliamo che il nostro paese diventi la porta d'ingresso dell'Ue. Non vogliamo vedere un altro 2015». Il riferimento è all'ondata di 850mila profughi siriani, che furono accolti in gran parte dalla Germania.

Le prime avvisaglie si fanno sentire già al confine di Trieste tappa finale della rotta balcanica. «Siamo fortemente preoccupati per la situazione che si sta determinando in Afghanistan, in considerazione del fatto che molti che giungono illegalmente sul territorio nazionale, utilizzando la rotta balcanica provengono proprio da quelle regioni» dichiara in un comunicato il Sindacato autonomo di Polizia. Lo scorso anno gli afghani rappresentavano il 40% degli arrivi intercettati. «La Polizia di Frontiera di Trieste è stata lasciata sola a cercare di contrastare una rotta balcanica mai stata così fiorente come in questo ultimo periodo» denunciano i rappresentanti degli agenti. Solo a Trieste, fra giugno e luglio sono stati rintracciati 1.560 migranti rispetto ai 925 dell'anno prima. I numeri dimostrano che rispetto al 2020 gli arrivi sono quasi il doppio. «Visto l'evolversi della situazione in Afghanistan, un ulteriore incremento degli arrivi dalla rotta balcanica è prevedibile - sottolinea Giuseppe Colasanto a lungo in polizia ed esperto dei traffici di esseri umani -. Sono tutti maschi e giovani, per cui il ritorno dei talebani farà da ulteriore propulsore a fattori migratori pre-esistenti».

In Afghanistan ci sono già circa 4 milioni di sfollati interni. La Grecia «non sarà e non potrà» essere un fulcro di accoglienza per i profughi provenienti dall'Afghanistan ha dichiarato il governo. E per questo «monitorerà attentamente i confini marittimi e terrestri con la Turchia» ha sottolineato il ministro Mitarakis.

Il Consiglio dei ministri degli Esteri dell'Ue, che si è riunito ieri, ha annunciato in sole due righe di un lungo comunicato che «la Ue appoggerà i paesi limitrofi all'Afghanistan nell'affrontare le ricadute negative previste da un flusso crescente di rifugiati e migranti».

Il responsabile della Farnesina, Luigi Di Maio, ha aggiunto: «Siamo consapevoli che si incrementerà la domanda di accoglienza dall'Afghanistan. È perciò necessario che l'Ue metta a punto una risposta comune». E su questo punto la strada è come sempre in salita.

Angela Merkel ha avuto ieri colloqui telefonici con il premier italiano Mario Draghi, quello britannico Boris Johnson e il presidente francese Emmanuel Macron. La cancelliera tedesca ha subito messo le mani avanti sostenendo che «prima di parlare di quote di ripartizione, dobbiamo parlare di opzioni sicure per i rifugiati nei pressi dell'Afghanistan». Una buona idea, ma il Pakistan e l'Iran e ancora meno le ex repubbliche sovietiche dell'Asia centrale non hanno alcuna intenzione di ospitare una nuova valanga di profughi afghani. E ancora meno la Turchia che ha il peso di quelli siriani.

Merkel ha parlato anche con il commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Filippo Grandi, spiegando che «in un secondo momento, possiamo pensare che le persone particolarmente colpite vengano in Europa in modo controllato e con un sostegno». La leader di Berlino ha sottolineato che «una posizione comune europea non sarà tanto facile in questo caso».

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