È finita nella bufera dopo aver spiegato la norma Codice Rosso che obbliga un pm o un pg ad ascoltare entro tre giorni una donna che denuncia una violenza. Ora il ministro Giulia Bongiorno vuole fare chiarezza.
In un tweet poi cancellato, il ministro per la Pubblica amministrazione aveva scritto che quei tre giorni servono a stabilire "se si ha a che fare con un’isterica o con una donna in pericolo di vita". E, come riporta il Corriere, era stata proprio la parola "isterica" a far nascere le polemiche.
"Quell''isterica' non è mio - ha precisato Bongiorno - . Moltissimi detrattori della norma Codice Rosso che ho incontrato sulla mia strada, nell’insistere sulla tesi secondo cui molte delle donne che denunciano una violenza in realtà non l’hanno subita, citano sempre quella parola. 'E se è un’isterica?', 'Perdiamo tempo a causa di un’isterica?', cose così. Per me, tutte le donne che denunciano una violenza vanno sentite entro tre giorni, poi si vede se chi denuncia dice la verità o calunnia".
"Isterica fa parte del mio vocabolario solo come citazione altrui. Ma lo userò tra virgolette spiegando che Codice Rosso serve per appurare in tempi rapidi se una donna che denuncia una violenza è in pericolo di vita oppure, come dicono i detrattori della norma, 'un’isterica'", ha continuato il ministro.
— Giulia Bongiorno (@gbongiorno66) 29 marzo 2019
La castrazione chimica
Le polemiche poi si sono moltiplicate quando il ministro ha parlato di castrazione chimica per i condannati per violenza sessuale con pena sospesa.
"La gente mi chiede per strada 'ma tu vuoi castrare le persone?'. Io non voglio castrare nessuno.
Sono per la castrazione chimica come lo è la commissione anti tortura del Consiglio d’Europa. E cioè a tre condizioni: che il reo lo accetti, che ci sia il consenso informato, che il trattamento non sia irreversibile", ha spiegato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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