Il dibattito sul Mes ha avuto un risvolto positivo: ha avvicinato ulteriormente Confindustria e l'attuale maggioranza di governo. Al contrario, la Cgil si è posizionata sull'estremo opposto non solo invocando la ratifica delle modifiche al trattato ma anche l'accesso ai suoi fondi.
«Sul Mes non siamo né pro né contro, noi chiediamo di poter utilizzare quelle risorse a favore della crescita del Paese, una crescita economica che diventa anche sociale», ha dichiarato ieri il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, al convegno dei Giovani Imprenditori a Rapallo. Allo stesso modo, l'atteggiamento nei confronti dei ritardi nell'attuazione del Pnrr è stato comprensivo. «Non possiamo imputare i problemi a questo governo», ha aggiunto Bonomi evidenziando che «quando è stato pensato da Conte non aveva visione sull'utilizzo delle risorse e Draghi è riuscito a modificare solo la visione ma non a cambiare le missioni perché non c'era più tempo; nel frattempo il mondo è cambiato e le modifiche al Pnrr ritenute ora necessarie non sono solo un problema dell'Italia; è evidente che va cambiato». Insomma, quel debito ha senso solo «per fare crescita» perché «il nostro debito è 2.800 miliardi».
Sono tutte argomentazioni che hanno utilizzato anche il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, e il ministro degli Esteri, Antonio Tajani nei loro interventi dinanzi alla platea confindustriale di Rapallo. In particolare, il leader leghista ha strappato applausi non solo illustrando i progetti di spesa del Pnrr che coinvolgono il suo dicastero, ma anche criticando la scelta europea dell'auto elettrica («O è essere ignoranti o è essere pagati dalla Cina»). Non è un caso che Bonomi abbia rilevato come «per combattere l'inflazione rischiamo di andare in recessione e lo stiamo facendo perché i tedeschi spingono: è questo che non accetto». Una critica aperta alla politica monetaria della Bce.
Agli antipodi si colloca la Cgil di Maurizio Landini che ieri a Roma ha chiamato in piazza per l'ennesima manifestazione (questa volta il tema era la protesta contro i tagli alla sanità pubblica) lavoratori, pensionati e partiti di sinistra inclusi Pd e M5s. «Il sindacato da tempi non sospetti ha sempre pensato che se ci sono risorse che l'Europa mette a disposizione per fare investimenti, vanno utilizzate tutte perché ne abbiamo bisogno», ha dichiarato il segretario generale del sindacato di Corso Italia. «Certe discussioni non le capisco proprio», ha aggiunto riferendosi proprio al Mes, evidentemente ignaro che la possibilità di accesso al Pandemic Crisis Support è scaduta a fine 2022.
Si tratta dei «famigerati» 37 miliardi che l'Italia avrebbe avuto a disposizione per il potenziamento della sanità ma che, dopo la creazione di NextGen Eu, nessun Paese europeo ha chiesto. Oggi come oggi l'accesso ai fondi Mes sarebbe possibile solo in caso di difficoltà di accesso ai mercati finanziari con contestuale commissariamento da parte della Troika europea. Landini dovrebbe esserne al corrente.
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