Boris, l'antidiplomatico al Foreign Office Ultima sfida all'Europa

«Bugiardo» dice Ayrault, «è un oltraggio» per il tedesco Steinmeier. E la diplomazia trema

Gaia Cesare

Il Daily Mirror, unico tabloid pro-Labour, chiede perdono al pianeta mostrando l'immagine più ridicola di lui, imbragato e appeso a una corda, mentre invoca aiuto dopo un fuori-programma alle Olimpiadi di Londra 2012: «Caro mondo...Sorry», scusaci, scrive in prima pagina. Intanto il ministro degli Esteri francese Jean-Marc Ayrault lo accusa via radio di essere «un bugiardo», «il simbolo della crisi politica inglese post-referendum» mentre il collega tedesco Steinmeier definisce la sua nomina «scandalosa». E tutti a ricordare le sue sparate-choc: Hillary Clinton paragonata a «un'infermiera sadica di un ospedale psichiatrico», Obama accusato di essere «mezzo keniota» dopo aver preso posizione contro la Brexit, la Ue paragonata al superstato voluto da Hitler, i bambini africani chiamati piccaninnies (da noi si direbbe «faccette nere») e il presidente turco Erdogan ridicolizzato per la sua stretta ai media con una poesia in cui Boris lo immaginava che faceva sesso con le capre.

La neo-premier Theresa May ha ultimato la lista della sua squadra di governo ma a fare il giro del mondo (e a sconcertarlo), più che la notizia di George Osborne e Michael Gove fuori dall'esecutivo, più del siluramento degli alleati dell'ex premier Cameron, più della promozione della rivale Andrea Leadsom appena sconfitta, è la decisione di affidare il ministero degli Esteri a Boris Johnson, il paladino della Brexit ma soprattutto uno dei politici più eccentrici, sopra le righe e «più odiati» a Bruxelles (definizione della corrispondente della tv pubblica tedesca Zdf). La stella di Boris sembrava offuscata dopo la candidatura-tradimento del collega pro-Brexit Gove e la decisione di Johnson di fare un passo indietro nella corsa per Downing Street. E invece eccolo, risorto dal bagno di sangue consumato in casa Tory, che si prende la sua fetta di torta. E la lancia in faccia al mondo.

In effetti, con lui alla guida del Foreign Office, la diplomazia internazionale da oggi non sarà più la stessa. Non solo perché tutto ci si aspettava fuorché la nomina di un antidiplomatico per eccellenza alla guida della diplomazia britannica. Non solo perché, già prima del suo insediamento a sindaco di Londra, Boris è stato sempre definito «il clown» con i suoi modi eccentrici, la capigliatura folle, le battute sempre al limite del politically correct (ma il suo è anche un modo di rompere con il conformismo). La nomina di Johnson è uno choc per il mondo, ma lo è soprattutto per l'Europa, perché «per cercare di risolvere un problema interno al Partito Conservatore» - per dirla usando le parole del presidente dell'Europarlamento Martin Schulz - alla fine la premier inglese May sembra aver dato un altro, l'ennesimo, schiaffo all'Europa. Lo dimostrano le reazioni a dir poco irritate del capo del Quai d'Orsay e del collega tedesco Steinmeier, che saputo della nomina, senza mai nominarlo esplicitamente, ha parlato di «politici irresponsabili» che hanno attirato la Gran Bretagna verso la Brexit, ma dopo la vittoria «non si sono voluti assumere responsabilità, e sono andati a giocare a cricket». Johnson è visto come fumo negli occhi perché fu lui, prima che come politico nel ruolo di corrispondente del Telegraph a Bruxelles, a smantellare l'immagine della Ue e a ridicolizzarne gli eccessi burocratici, quella macchina elefantiaca che legifera su tutto e contro cui gli inglesi si sono ribellati il 23 giugno.

In realtà Johnson, che durante la campagna referendaria gli accaniti pro-Brexit hanno considerato più ambizioso nel sogno di entrare a Downing Street che realmente affezionato alla battagli anti-Ue, nel suo primo discorso da ministro degli Esteri ha invitato a non ascoltare le sirene catastrofiste: «Londra applicherà la volontà popolare ma c'è una differenza enorme fra lasciare l'Unione Europea e le nostre relazioni con l'Europa che, al contrario, si intensificheranno». In realtà, con la sua nomina, sembrano di nuovo al minimo.

E a Bruxelles già tremano all'idea del prossimo summit di ministri degli Esteri previsto per lunedì. Twitter ironizza: «May lo ha mandato agli Esteri per toglierselo di torno, così starà sempre su un aereo». Lontano da Londra ma così vicino alla compassata diplomazia mondiale.

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