"Ho le fatture delle borse". Santanchè querela Pascale

Santanchè: "Trovate le fatture delle Hermès regalate all'ex compagna del Cav. Ci vediamo in tribunale"

"Ho le fatture delle borse". Santanchè querela Pascale
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E quel giorno Hermès era aperto... Non come la libreria di Vigevano. Ci sono stati più sospetti su questa fattura che sullo scontrino fornito da Andrea Sempio come alibi principe (anche Daniela Santanchè ha un principe) per scagionarsi dal giallo di Garlasco. Eppure stiamo parlando di borse e non di vite. In barba alla minaccia delle minacce lanciata da qualunque bandito durante la più banale delle rapine. Ma tant'è... Il mistero era fitto anche in questo caso: l'autenticità delle due borse di Hermès (una Kelly e una Birkin del valore di 18mila euro, per l'esattezza) regalate dalla ministra del Turismo a Francesca Pascale (foto), allora compagna di Silvio Berlusconi (era il 2014). Anche perché quelle finte dell'ex moglie di Paola Turci avevano gettato un'ombra di tarocco sospetto su tutte quelle possedute dalla Dani (pare ne abbia una cabina armadio piena, una sorta di feticismo degno di Carrie di Sex and the city che però si concentrava sulle scarpe di Manolo Blahnik) e questo avrebbe rischiato di costituire persino un reato per una ministra della Repubblica alla quale non è certo concesso di comprare fake sulla spiaggia di Forte dei Marmi come a una qualsiasi milionaria che affolli le tende dei bagni in Versilia. La Pascale aveva avvelenato i pozzi «confidando» a il Fatto Quotidiano che una volta, la chiusura di una delle bag ricevute in dono da Daniela si era rotta e lei l'aveva portata da Hermès per ripararla. Ed era stato allora che si era vergognata come non mai... «Signora, ma questa borsa è falsa» si era sentita sussurrare da un commesso tanto elegante quanto imbarazzato mentre si schiariva la gola, intrecciava le mani e fissava terra.

Ma ieri la svolta. Dopo settimane di illazioni, sospetti e accuse abbastanza infamanti (la Santanchè che si lascia penzolare dal polso una volgare «copia»?!) Daniela ha dichiarato raggiante: «Abbiamo trovato le fatture delle borse regalate alla Pascale, quindi con lei ci vediamo in tribunale» (in effetti sarebbe stato imprudente perfino per una spericolata come la ministra regalare dei pezzi contraffatti alla fidanzata dell'uomo più ricco d'Italia...). E insomma con questo colpo di scena l'icona del Twiga ha salvato lo stile ancor prima dell'onore. E dello stile, si sa, la Santa ha fatto più che un tratto, un manifesto politico, rivendicato il giorno in cui, per difendersi dal caso in questione, è andata in aula vestita da Dio (cioè come suo solito) e ha ruggito in faccia ai colleghi alla Camera: «Io rappresento plasticamente tutto quello che voi di sinistra odiate. Porto i tacchi 12, vesto elegante, mi piace curare il mio fisico. Ho una collezione di borse. Voi non volete combattere la povertà ma la ricchezza».

Ora resta da sistemare tutto il resto (la Santanchè è rinviata a giudizio e ha in ballo una causa per truffa aggravata ai danni dell'Inps che inizierà dopodomani) ma intanto «l'essenza» è salva. E finché Daniela può continuare e sentirsi la Santanchè, nulla è perduto. Per tutto ciò per cui val la pena fare, val la pena strafare.

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