Quella bufala pagata da noi sul voto di Berlusconi

Il comitato «Basta un Sì» arruola a tradimento l'ex premier tra i sostenitori della riforma. Ecco le prove

Quella bufala pagata da noi sul voto di Berlusconi

Fatta la legge, trovato l'inganno. Questo vecchio adagio popolare viene rispolverato anche oggi. Per l'ennesima furbata. Pensata questa volta dagli strateghi della campagna pubblicitaria del comitato Bastaunsì. Pur essendo giorno di silenzio stampa, ieri il motore di ricerca di Google mostrava una serie di pubblicità del comitato Bastaunsì mascherate da link (cioè collegamenti) di articoli e servizi pubblicati nei giorni precedenti sull'argomento del giorno, ovvero il referendum costituzionale in calendario proprio oggi.

Non è facile accorgersi dell'inganno. Serve memoria di ferro, occhio allenato e soprattutto essere un addetto ai lavori (cioè un politico). Per tutti gli altri, ovvero per la maggioranza, l'artificio non si vede. L'unica cosa che si vede, appunto è un link che rimanda a un articolo o a un servizio tv in cui l'intervistato sciorina le ragioni del Sì pur essendo un sostenitore del No. E nessuna pubblicità è più efficace di quella che sfrutta un impensabile testimonial. Deborah Bergamini, però, si è accorta di questo stratagemma che potrebbe da un lato aver portato nelle casse della concessionaria pubblicitaria di Google parecchi soldi e dall'altro aver portato ulteriori consensi al fronte del Sì. Inoltre i soldi entrati nelle casse di Google sono in ultima analisi nostri, visto che il comitato vine in buona parte finanziato coi soldi dei gruppi parlamentari del Pd.

La Bergamini, parlamentare di Forza Italia già alla seconda legislatura nonché responsabile della Comunicazione dello stesso partito, si è accorta già ieri mattina, insieme con i suoi collaboratori, che qualcosa non andava. E così lo racconta al telefono: «Ieri mattina verso le dieci abbiamo provato a scrivere Berlusconi referendum sul motore di ricerca di Google - racconta - e il primo link che compariva era appunto un link pubblicitario ben riconoscibile dal quadratino verde sulla sinistra con la sigla ANN (per annuncio, ndr). Un link che rimandava a un servizio televisivo de La 7 in cui Mentana intervistava Berlusconi con un titolo fuorviante: Alla fine voterei un sì». «Se si andava ad aprire la presunta intervista - aggiunge la Bergamini - si scopriva meglio l'inganno. Dell'intervista c'era soltanto un richiamo».

Ed era impossibile aprire il video dell'incontro tra Mentana e Berlusconi. Però sulla destra campeggiava in bella vista la tesi del comitato Bastaunsì che ha in questo modo artatamente arruolato il Cavaliere nella propria campagna referendaria. Siamo andati quindi a fare la prova di quanto detto e abbiamo scoperto che in effetti il primo sito che campeggia nel lungo elenco fornito dal motore di ricerca è sempre un link accompagnato dal bollino verde con su scritto ANN. Nel nostro caso c'era ovviamente un'intervista a Berlusconi rilasciata il 2 dicembre a un giornale milanese. Impossibile cliccare dentro l'intervista, ma il senso dell'operazione era identico: arruolare Berlusconi nel fronte del Sì.

«Tra l'altro - continua Bergamini - la pubblicità del comitato per il Sì è ingannevole e subdola in quanto attribuisce al presidente Berlusconi una volontà di voto opposta a quella da lui espressa

chiaramente a favore del No. Costoro dimostrano non solo di non avere argomenti, ma di non rispettare neppure le più elementari regole del confronto democratico: figurarsi se possono mai rispettare la Costituzione repubblicana».

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