Buio su chi gestisce i fondi Ue. È scontro nella maggioranza

Pd ancora in pressing sul Mes. Suggestione azzurra sul Recovery fund: un fondo sovrano gestito da Cdp

Buio su chi gestisce i fondi Ue. È scontro nella maggioranza

Il Parlamento a fare da regia e un fondo sovrano in cui far confluire le risorse. Mancano soltanto 24 ore al voto sullo scostamento di bilancio e i partiti continuano a discutere sul nodo della gestione del tesoretto europeo del Recovery Fund. Chi avrà le chiavi della cassaforte? Chi deciderà come utilizzare quei fondi? Verrà istituita l'ennesima task force o ci si affiderà a un comitato interministeriale? Il Parlamento sarà costretto a muoversi ex post o parteciperà alla fase ascendente e alla definizione strategica degli interventi? La discussione si incrocia poi con la questione dell'utilizzo dei fondi del Mes. Tra Pd e Cinquestelle continua il braccio di ferro sul documento di maggioranza da presentare in Parlamento. I dem volevano presentare un ordine del giorno a favore del Mes, ma Giuseppe Conte ha bloccato Nicola Zingaretti. Ora nel Pd pensano di far fare una interrogazione nel prossimo question time al ministro della Salute, Roberto Speranza per fargli dire in aula che il ricorso al Meccanismo europeo di stabilità serve eccome.

Questa sera, intanto, il presidente del consiglio Giuseppe Conte riunirà il Comitato Interministeriale per gli affari economici, sarà la prima riunione dell'organismo che dovrà presiedere alla gestione dei 209 miliardi del Next Generation Eu. Ne faranno parte il coordinatore, il ministro degli Affari Europei Enzo Amendola, i ministri economici, i rappresentanti degli enti territoriali. In mattinata, invece, si svolgerà il Consiglio dei ministri. Contatti serrati sono in corso anche nell'opposizione dove si va verso la convergenza su una posizione unitaria, anche se gli azzurri spingono per una Commissione parlamentare, mentre la Lega è contraria. Forza Italia si riunirà nel pomeriggio e farà il punto sulle varie proposte, a partire da quella di un fondo sovrano lanciata da Sestino Giacomoni. L'imperativo, però, è fare in modo che il luogo dell'interlocuzione con il governo sia il Parlamento e sia rispettata la volontà popolare.

«L'auspicio dell'Ad di Generali, Philippe Donnet, per un patto pubblico-privato nell'impiego delle risorse del Recovery Fund è assolutamente condivisibile» dice Giacomoni. «Alla presenza dello Stato nella vita delle aziende preferiamo di gran lunga la partecipazione delle aziende al dibattito che riguarda la gestione della cosa pubblica. In questo senso l'idea di un patto pubblico-privato per il rilancio può avvenire attraverso il Fondo Sovrano gestito da Cassa Depositi e Prestiti con il coinvolgimento delle SGR italiane, che abbiamo delineato nel decreto rilancio, attraverso un emendamento a mia prima firma. Come giustamente sostiene il professor Cassese, il Parlamento non deve amministrare ma indirizzare in tempi brevi e certi. Può farlo attraverso una sola legge o attraverso il lavoro di una bicamerale o di una "commissione speciale", che, tra agosto e settembre, dovrebbe tracciare le linee guida e le riforme da fare. Non condividiamo, invece, l'idea secondo cui lo strumento migliore sarebbe un organismo simile alla Cassa per il Mezzogiorno». Dentro Forza Italia la richiesta di un meccanismo che dia centralità al Parlamento è corale. «I fondi vanno usati in maniera intelligente» dice Mariastella Gelmini. «Il Parlamento sia protagonista di questa stagione di riforme». Un secco «no a inutili task force» viene pronunciato da Marco Marin.

«Ci sono tra Recovery, Mes e scostamento di bilancio 260 miliardi da investire. Deve essere il Parlamento a gestirli, ovvero gli eletti, non un governo diviso che ha dimostrato non solo di non avere una strategia a medio-lungo termine, ma neppure a breve».

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