Business degli immigrati, indagato l'uomo di Alfano

Le mani di Mafia Capitale sull'accoglienza dei clandestini in Sicilia. A gestire gli appalti il sottosegretario Castiglione

Business degli immigrati, indagato l'uomo di Alfano

I tentacoli di Mafia Capitale non arrivavano soltanto al Campidoglio di Ignazio Marino o alla Regione Lazio di Nicola Zingaretti. Il legame (strettissimo) c'era anche con il governo Renzi, attraverso un uomo di Angelino Alfano: il sottosegretario alle Politiche agricole Giuseppe Castiglione. Che ora risulta tra i sei indagati per turbativa d’asta. La procura di Catania gli contesta l'appalto per la gestione del Cara di Mineo e, più in generale, la gestione dell'accoglienza delle decine di migliaia di clandestini che invadono le coste siciliane.

La notizia, anticipata dal quotidiano La Sicilia, ha trovato riscontro nel decreto di perquisizione eseguito ieri da carabinieri del capoluogo etneo negli uffici comunali di Mineo, compresa l’acquisizione di tutti gli apparecchi informatici e i supporti digitali negli uffici in uso diretto e indiretto del sindaco, ed emesso dal procuratore Giovanni salvi e dai sostituti Raffaella Agata Vinciguerra e Marco Bisogni. Nel decreto di sette pagine, che vale anche come informazione di garanzia, ci sono i nomi dei sei indagati: Giuseppe Castiglione, che è anche deputato nazionale e coordinatore del Ncd in Sicilia "nella qualità di soggetto attuatore per la gestione del Cara di Mineo", Giovanni Ferrera "nella qualità di direttore generale del Consorzio tra Comuni, Calatino Terra di Accoglienza", Paolo Ragusa "nella qualità di presidente della Cooperativa Sol. Calatino", Luca Odevaine"nella qualità di consulente del presidente del Consorzio dei Comuni" e i sindaci di Mineo e Vizzini, Anna Aloisi e Marco Aurelio Sinatra.

Nel decreto la procura di Catania ipotizza che gli indagati "turbavano le gare di appalto per l’affidamento della gestione del Cara di Mineo del 2011, prorogavano reiteratamente l’affidamento e prevedevano gara idonee a condizionare la scelta del contraente con riferimento alla gara di appalto 2014". Per il momento, però, gli inquirenti mantengono il massimo riserbo sull’inchiesta.

Tanto che si limitano a richiamare quanto scritto ieri durante le perquisizioni di carabinieri del Ros di Catania "finalizzate a verificare se gli appalti per la gestione del Cara siano stati strutturati dal soggetto attuatore al fine di favorire l’Ati condotta dalla cooperativa catanese Sisifo, così come emerso anche nelle indagini della Procura di Roma, con la quale è costante il coordinamento delle indagini".

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