Berlino - Oltre che odioso, il pregiudizio è un vizio difficile da mettersi alle spalle. Ne sanno qualcosa alla Süddeutsche Zeitung, progressista quotidiano tedesco pubblicato a Monaco, prodigo di scoop e inchieste interessanti. Nessuno però è perfetto: in tema di vignette, per esempio, la Süddeutsche lascia spesso a desiderare, soprattutto quando i soggetti ritratti sono di fede ebraica. Decidere cosa si possa o non si possa disegnare, cosa sia satira e cosa insulto non è compito facile. Giorni addietro la SZ pubblicava una vignetta in cui una timida pecorella bianca con addosso il cartello «Accordo nucleare» brucava innocente in cima a una collinetta mentre da sotto due lupi neri con la bava alla bocca si accingevano a saltarle addosso. Le due fiere assetate di sangue erano invece «Usa» e «Israele». Associare il regime khomeinista a una pecorella è senza dubbio una forzatura che non insulta nessuno, quanto ai lupi vi si può leggere un vecchio riflesso antiatlantico e antisionista diffuso nella sinistra europea. Decisamente scorretto è invece ritrarre gli ebrei con il naso adunco o con le sembianze di una piovra. Fare riferimento all'iconografia del Terzo Reich non lascia dubbi: è antisemitismo, e che a cadere in errore sia una testata tedesca colta e innovatrice è particolarmente triste. SZ lo ha fatto dopo i recenti fatti di sangue sul confine fra Gaza e Israele: l'indomani il giornale di Monaco ritraeva il primo ministro di Israele Bibi Netanyahu dotato di labbroni, nasone e orecchioni di ordinanza nelle vesti della paffuta vincitrice israeliana dell'Eurovision 2018, Netta Barzilai. Sul palco della gara canora con un missile anziché il microfono in mano, il politico annunciava «l'anno prossimo a Gerusalemme». Particolare osceno, la «v» di Eurovision sullo sfondo era sostituita nel disegno con una stella di Davide. Una vignetta che richiama «l'intollerabile propaganda nazista», si è lamentato con la Bild Felix Klein, il neo commissario tedesco contro l'antisemitismo. A favore dell'istituzione del suo ufficio si è espresso tutto l'establishment tedesco, preoccupato per il risorgente antisemitismo di matrice araba e islamica e forse dimentico di quello made in Germany. Il direttore di SZ si è prontamente scusato.
Nel 2014 a fare pubblica ammenda era stato invece il vignettista che aveva ritratto il fondatore di Facebook, l'ebreo Mark Zuckerberg, come una piovra tentacolare intenta a controllare telefoni e computer del mondo. Se non fosse stato per i riccioletti biondi, Zuckerberg non lo avrebbe riconosciuto nessuno: nella vignetta della Süddeutsche era ritratto con un naso enorme.
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