Il capo dell'Anticorruzione all'Anm: mi avete dato un pugno, potrei andarmene

RomaDopo l'inconsueta uscita sulla superiorità morale di Milano e sulla capitale priva degli anticorpi necessari per opporsi al malaffare, tra le cui righe è difficile non leggere una coloritura politica per un magistrato prestato all'Anticorruzione, Raffaele Cantone rompe con l'Anm che lo aveva accusato di essere troppo vicino alla politica. «Potrei dimettermi», dice il presidente dell'Authority, spianandosi così davvero la strada per un imminente ingresso in politica.

Certo è che a pochi mesi dal voto nelle grandi città, con Roma in pieno caos-Marino e una grossa incognita sul suo futuro, le mosse di Cantone assumono un significato preciso. E la presa di distanza dal sindacato dei magistrati che lo aveva criticato potrebbe nascondere la tentazione di scendere davvero in campo. D'altra parte nelle scorse settimane più volte i rumors lo hanno dato nella rosa di Renzi in un'eventuale corsa al Campidoglio. Gli attacchi del presidente dell'Anm Rodolfo Sabelli - che al congresso di Bari ha puntato il dito contro la delegittimazione dell'azione dei giudici da parte della politica - e quelli del segretario Maurizio Carbone - che non ha gradito le bordate al correntismo da parte di uno come lui che ha intrapreso un percorso professionale al di fuori della giurisdizione - Cantone non li ha proprio digeriti. Tanto da essere tentato di rompere con le toghe. «Sono rimasto perplesso dalle critiche - dice - come un pugile che ha avuto un pugno e non si è ripreso e volevo anche fare un gesto eclatante: uscire dall'Anm. Ci sto riflettendo, perché l'Anm è anche casa mia, mi ci sono iscritto il secondo giorno che sono entrato in magistratura». Un'eventuale uscita dal sindacato dei magistrati, certo, farebbe rumore. Per non parlare dell'annuncio di una sua successiva candidatura. Sabelli sostiene che Cantone è libero di decidere se andare via o se restare nell'associazione, ma lo invita a riflettere sul valore dell'Anm e sull'azione che da sempre porta avanti a tutela dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura e a difesa della legalità.

Il presidente dell'Anticorruzione non ha proprio gradito l'essere tacciato di eccessiva vicinanza alla politica e rivendica come presidente dell'Anac la sua autonomia: «A parte il fatto che all'interno della magistratura c'è gente che continua a fare politica - sostiene - io non l'ho mai fatta in vita mia. Sono stato nominato con l'unanimità del Parlamento, rivendico la mia indipendenza ogni giorno e credo di essere indipendente al pari di quando ero in magistratura. In questo periodo posso garantire di aver avuto un'autonomia persino maggiore: nessuno mi ha mai chiesto di dire o fare una cosa».

Tornando al paragone tra la poco virtuosa Roma e la Milano «capitale morale», Cantone cerca di gettare acqua sul fuoco: «Non intendevo scatenare questo putiferio e non c'era nessun retropensiero».

L'idea era quella di confrontare una città che nonostante le difficoltà ha trovato gli anticorpi per reagire e per rilanciarsi con l'Expo e una che ancora fatica a trovarli questi anticorpi. Neanche con il Giubileo alle porte. Un'occasione mancata.

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