La benzina alle stelle, con il sorpasso storico del gasolio, mette in ginocchio l'industria italiana e gli autotrasportatori salgono sulle barricate. Da lunedì 14 motori spenti: dopo i pescherecci, anche le aziende che viaggiano su strada in tutto il Paese per rifornire supermercati e aziende (da loro dipende l'85% delle merci) sospenderanno a livello nazionale i loro servizi «per causa di forza maggiore», l'esplosione dei costi del carburante. Un effetto domino innescato dalla guerra tra Russia e Ucraina, e dall'embargo deciso da Usa e Uk, che ha causato una fiammata del petrolio (ieri in area 111 dollari alle 19) che ha portato alle stelle i prezzi alla pompa: fino a 2,3 euro al litro la benzina e 2,4 euro il gasolio con il caso record di Ischia (diesel a 2,6 euro e benzina a 2,5 euro). Una situazione che, sommata al caro-gas, rischia ora di fare esplodere una bomba sociale e proietta il Paese in «un'economia di guerra».
Lo shock prezzi rischia di «compromettere definitivamente la sopravvivenza delle imprese» provocando una crisi «anche in termini occupazionali», come avverte in Cdm il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti. Mentre Confindustria attacca: le imprese pagano «decenni di errori» sulla politica energetica, «e questo perché lo ha voluto la politica, ci ha spinto in quella direzione. Il conto lo paghiamo noi, lo paga sempre l'impresa italiana, lo pagano sempre gli imprenditori», ha detto il leader degli industriali, Carlo Bonomi, parlando all'assemblea di Confindustria Salerno
Una stangata, quella del gas prima e ora della benzina, che a gennaio ha fatto lievitare i prezzi alla produzione dell'industria del 9,7% su base mensile e del 32,9% su base annua. E non ci sono dubbi, secondo i dati Istat, l'aumento congiunturale di eccezionale entità, è «spinto dai forti rialzi sul mercato interno dei prezzi di energia elettrica e gas. Anche la decisa accelerazione annua (+32,9%, da +22,8% di dicembre) è soprattutto dovuta alla componente energetica; al netto di questa, la crescita dei prezzi sarebbe più contenuta: (+1,8% su base mensile; +10,6% su base annua (era +9,3% a dicembre).
Dall'impatto di questo tsunami energetico nessuno è escluso: auto, carta, metallurgia, prodotti chimici, industria del legno, tutti i settori ne stanno risentendo. Per questo ieri Giorgetti ha proposto in Consiglio dei ministri «un fondo ad hoc per i settori più colpiti, ribadendo la possibilità - su cui è al lavoro il ministero - di pensare al divieto di esportazioni di prodotti indispensabili e di dazi, da valutare con la Ue, per affrontare il nodo della carenza di materie prime, puntando anche a cercare fornitori alternativi e sullo stoccaggio di beni essenziali come si sta già facendo sul fronte del gas». La fine, se non definitiva di certo attuale, di quel mercato globalizzato che fino alla pandemia governava l'economia.
Un rebus per il governo Draghi che nell'immediato deve fare di tutto per scongiurare il blocco dei trasporti. Martedì 15 marzo è atteso un incontro con il viceministro delle Infrastrutture Teresa Bellanova e sono sul tavolo 80 milioni di aiuti, ma le organizzazioni di settore non arretrano: Unatras sarà in agitazione il 19 marzo, mentre Trasportounito anticipa a lunedì lo stop dei tir.
In questo scenario, le famiglie italiane stanno a guardare e possono solo cercare distributori con prezzi più bassi della
media: le cosiddette «pompe bianche» o «no logo». In questi giorni molti di questi offrono i carburanti con costi mediamente più bassi di 16 centesimi al litro: ma su un pieno da 50 litri vuol dire risparmiare appena 8 euro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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