Raffaele Fitto, candidato alla guida della Regione Puglia, ieri pomeriggio a Bari, affiancato sul palco da Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Antonio Tajani e Lorenzo Cesa. L'immagine plastica di un centrodestra compatto a sostegno dei suoi candidati.
Onorevole Fitto, i sondaggi la danno in vantaggio rispetto alla grillina Antonella Laricchia e al governatore uscente Michele Emiliano.
«Sono ottimista. In questi giorni sto riscontrando un clima sempre più favorevole e una partecipazione sempre maggiore ai nostri eventi. D'altronde questa campagna elettorale rappresenta una novità anche per il centrodestra visto che è la prima volta che corre unito in favore di un solo candidato. Insomma la carta vincente sarà sicuramente la compattezza della coalizione».
Da più parti si prevede una vittoria del centrodestra in buona parte delle regioni in cui si vota. La considera un test per il futuro governo nazionale di centrodestra?
«Le premesse ci sono tutte. D'altronde l'attuale governo giallorosso sta in piedi solo e soltanto per impedire il ritorno alle urne. Non hanno un progetto comune non condividono niente a parte la voglia di non favorire il ritorno al voto. E lo si vede in piccolo anche qui in Puglia, dove si presentano con tre candidati».
L'esatto contrario di quanto fatto dalla Meloni, da Salvini, da Tajani e Cesa. A proposito, come vanno i rapporti con Berlusconi?
«Abbiamo da tempo recuperato una consuetudine di rapporti personali e politici. Dopo la designazione della mia candidatura da parte della Meloni e di Fratelli d'Italia ho avuto subito il suo pieno sostegno. E la sua voce, nel corso di questa campagna elettorale, si è fatta sentire. Anzi approfitto di questa occasione per rivolgergli il più caloroso augurio di pronta guarigione».
Dopo quindici anni di centrosinistra la Puglia può cambiare indirizzo. Secondo lei qual è il punto più convincente del suo programma? Quello per cui i pugliesi sono disposti a cambiare?
«Un punto fondamentale è la pressione fiscale. Che nella nostra regione è davvero eccessiva e condiziona pesantemente lo sviluppo economico. Basti pensare che dal 2007 a oggi la Regione Puglia ha incamerato qualcosa come trecento milioni di euro tra addizionali regionali (Irap e Irpef). Soldi, però, che non sono andati in investimenti e in riqualificazione di strutture pubbliche ma che semplicemente hanno alimentato un mostro burocratico che ha fatto dell'inefficienza la sua caratteristica. I pugliesi ora vogliono rompere questa giostra con la quale si alimentano soltanto prebende e posizioni di potere».
Cosa si poteva fare con quei fondi?
«Partirei dalle emergenze che sono da anni sotto gli occhi di tutti: la nostra regione è fra le ultime nella classifica nazionale per investimenti in infrastrutture e poi in tutti questi anni non è stato realizzato nemmeno un impianto del ciclo dei rifiuti».
Lei ha criticato Emiliano anche sulla lentezza dell'utilizzo dei fondi europei.
«Alla nostra regione sono stati assegnati 1,6 miliardi di euro. E solo un terzo di questi fondi è stato utilizzato, ma fermo per ricorsi amministrativi. Degli 89 milioni messi a disposizione del settore della pesca ne è stato utilizzato soltanto un decimo. Da governatore invertirò questa tendenza. Forte soprattutto della mia esperienza di parlamentare europeo».
Altro tema caldo per i pugliesi è l'emergenza Xylella.
«E lo rimarrà se non si cambia registro. Emiliano è quello che contestava gli scienziati sulla diffusione del batterio che distruggeva le nostre piante di ulivo. Nel 2015 la Xylella era confinata in alcune parti del Salento e del Brindisino. Ora c'è anche in provincia di Bari, grazie al negazionista Emiliano».
A proposito di negazionisti, come viene gestita l'emergenza Covid?
«Male. Basti pensare che abbiamo il triste primato di essere la regione del Sud con la più alta mortalità per il Coronavirus». PFB
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