A piccoli passi verso la fine del lockdown. Quella che parte oggi, con modalità diverse a seconda delle regioni, si può considerare una sorta di prova generale della fase due, quella che sta mettendo a punto la task force nominata dal premier Conte per far ripartire l'Italia con il virus che ancora gira e senza un vaccino a disposizione. La parola d'ordine è convivere con l'infezione, ripensando a come organizzare le nostre vite, dal lavoro al tempo libero, dal commercio ai trasporti, evitando di far riesplodere i contagi.
In attesa del 4 maggio, quando dovrebbe partire una fase di graduale ritorno alla normalità, intanto, questa mattina riaprono cartolerie, librerie e negozi per bambini e neonati. Una scelta, quest'ultima, che non tutti hanno capito, ma che secondo il presidente del Consiglio in tanti avevano sollecitato. Gli esercenti dovranno però garantire il rispetto delle regole di sicurezza, fornire gel per disinfettare, prevedere un accesso scaglionato dei clienti, che dovrà essere regolamentato a seconda dell'ampiezza dei locali. Inoltre dovranno provvedere a sanificare e areare regolarmente gli ambienti. D'obbligo sarà l'uso di mascherine e guanti.
Non tutte le regioni però hanno recepito i contenuti dell'ultimo decreto. E in alcune, come in Veneto, il lock down sarà più soft. Una soluzione che Conte non gradisce: «Non ce lo possiamo permettere». In Lombardia e Piemonte, invece, cartolerie librerie non apriranno fino al 4 maggio. La vendita dei prodotti di cancelleria, ma anche di fiori e piante, che invece altrove si possono già comprare nei vivai, continuerà solo nei supermercati. Il governatore Attilio Fontana è ancora spaventato dai numeri della sua regione e preferisce adottare misure più restrittive. «La libreria purtroppo uno la frequenta per sfogliare i libri, toccarli e poi rimetterli a proprio posto e questo può essere motivo di contagio», spiega. Mentre in Liguria il collega Giovanni Toti si prepara ad aprire ulteriori specificità liguri, autorizzando cantieri navali, orti e lavori balneari. Il Lazio, invece, aspetta il 20 aprile per riaprire le librerie in modo che gli esercenti abbiano il tempo di organizzare le misure di sicurezza. Via libera, invece, a cartolerie e negozi per bambini. La stessa ordinanza del governatore Nicola Zingaretti stabilisce che gli esercizi commerciali continuino a rimanere aperti dalle 8,30 alle 19, nonostante il Dcpm abbia autorizzato orari più lunghi per evitare code. Da oggi è consentita anche la ripresa delle attività professionali scientifiche e tecniche. E di un lungo elenco di quelle produttive, oltre alle tante aziende, soprattutto al nord, che hanno già ripreso la produzione con la modalità del silenzio-assenso. Un primo step verso il riavvio del motore del Paese. Via libera alla silvicoltura, alla manutenzione delle aree forestali e alle opere idrauliche. Ricomincia il lavoro nelle imprese che vendono carta, computer, apparecchiature informatiche e per le telecomunicazioni, elettrodomestici ed elettronica. Continua il commercio al dettaglio di ferramenta, saponi, detersivi e ottica. Saracinesche su per le lavanderie.
A seconda dell'andamento del virus, inoltre, potrebbero essere decise altre riaperture già prima del 4 maggio. Almeno così ha garantito il premier nel caso in cui i numeri dei contagi dovessero cominciare a scendere in maniera significativa.
«La task force sta lavorando, ogni ipotesi al momento è prematura», ha tagliato corto sul punto il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli. Mentre il viceministro all'Economia, Antonio Misiani, ha ribadito parlando della fase due che le prime a ripartire saranno «le attività economiche sociali e civili con basso grado di rischio».
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