La prima casa non è da ricchi. Operai e pensionati i proprietari

Oltre l'80% delle abitazioni appartiene alle categorie dei meno abbienti. Saranno loro a beneficiare dell'addio alla Tasi. L'ultima rata per il 2015 si pagherà il 16 dicembre

La prima casa non è da ricchi. Operai e pensionati i proprietari

Sono operai, pensionati, impiegati e disoccupati in Italia ad essere prevalentemente proprietari di prima casa e quindi coloro che beneficeranno maggiormente dell'abolizione della Tasi. Mentre a livello regionale Sardegna, Molise e regioni del Nordest saranno i territori maggiormente favoriti dall'addio all'imposta sulla prima casa.

In attesa che la legge di Stabilità arrivi in Senato, l'ufficio studio della Cgia di Mestre, elaborando i dati di un'indagine sui bilanci di oltre 8mila famiglie realizzata ogni due anni dalla Banca d'Italia, ha calcolato che il 78 per cento delle famiglie sarà avvantaggiato dallo stop alla tassa contemplato dalla manovra economica. I dati mostrano che l'82,6 per cento dei proprietari di prima casa sono divisi tra pensionati (43,7 per cento), operai (17,4 per cento), impiegati (17,9 per cento) e disoccupati (3,6 per cento). Soltanto il restante 17,4 per cento, invece, è costituito da famiglie di dirigenti (6,2 per cento), lavoratori autonomi (6,2 per cento), imprenditori e liberi professionisti (5 per cento). Per capire quali tipologie familiari per condizione professionale saranno maggiormente interessate all'abolizione della Tasi, considerando che chi risiede in un immobile di lusso continuerà a pagare l'Imu anche nel 2016, è necessario valutare l'incidenza del titolo di godimento dell'abitazione di residenza sul totale delle famiglie con le stesse caratteristiche. Da questa incidenza risulta che sono le famiglie dei dirigenti a fare la parte del leone tra i proprietari di prima abitazione con l'85,3 per cento; imprenditori e liberi professionisti arrivano al 76,9 per cento, i pensionati al 76 per cento. Seguono gli impiegati (72,8 per cento), gli autonomi (67,9 per cento), i disoccupati (49,3 per cento) e gli operai (47,5 per cento). Ma prima di dire definitivamente addio alla Tasi gli italiani dovranno mettere mano al portafoglio ancora una volta per pagare, entro il prossimo 16 dicembre, la seconda ed ultima rata del tributo per l'anno scorso. Si tratta in media di una cifra intorno ai 100 euro, mentre per le seconde case l'importo sarà più alto, circa 450 euro.

E a proposito di tasse sulle seconde case, Paolo Zabeo, coordinatore dell'ufficio studi della Cgia, sostiene la necessità di non sottovalutare situazioni specifiche e sempre più frequenti, come quelle in cui ad essere proprietari di seconde case non sono famiglie facoltose che sono solite trascorrere le vacanze al mare o in montagna, ma semplici cittadini che hanno ereditato dai genitori un'abitazione nei luoghi di villeggiatura. «Senza contare - aggiunge Zabeo - coloro che per motivi di lavoro si sono trasferiti in un'altra regione e, abitando in una nuova casa in affitto, sono costretti a pagare Imu e Tasi sulla casa nel paese natio che nel frattempo è diventata seconda casa». Si tratta di casi tutt'altro che rari, che necessitano di un trattamento particolare. Secondo la Cgia dovrebbero essere i sindaci a preoccuparsi di monitorare queste specificità alleggerendo il carico fiscale per chi si trova in situazioni simili. In base all'ultima rilevazione del censimento Istat, del 2011, le famiglie che vivono in una casa di proprietà (al netto dei nuclei che dispongono gratuitamente dell'immobile o lo hanno ricevuto in usufrutto) sono il 71,9 per cento del totale.

E a livello territoriale sono la Sardegna, il Molise (entrambe con 77,1 per cento), il Friuli Venezia Giulia (76,8 per cento) e il Veneto (76 per cento) a presentare la percentuale più elevata di famiglie che risiedono in abitazioni di proprietà. L'incidenza dei proprietari diminuisce in Liguria (69,1 per cento), in Valle d'Aosta (65,6 per cento) e in Campania (61,9 per cento).

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