Caso camici, nuovo assalto dei magistrati. "Rogatoria sui conti svizzeri di Fontana"

I pm di Milano: falso in voluntary e autoriciclaggio. I legali: pronti a chiarire

Caso camici, nuovo assalto dei magistrati. "Rogatoria sui conti svizzeri di Fontana"

Nuove accuse e nuove iniziative della Procura di Milano a carico del governatore lombardo Attilio Fontana, indagato da luglio per la vicenda dei camici anti Covid forniti senza gara e in un secondo momento donati alla Regione dall'azienda del cognato Andrea Dini. Con l'occasione della richiesta di rogatoria dei pm alla Svizzera relativa a un conto elvetico scudato, si viene a sapere che Fontana è indagato anche per le ipotesi di autoriciclaggio e false dichiarazioni nella voluntary disclosure, oltre a quella di frode in pubbliche forniture già nota.

Questa tranche di indagine riguarda in particolare i 5,3 milioni di euro ereditati dalla madre e depositati su un conto svizzero, del tutto lecito dopo che nel 2015 Fontana ha fatto appunto ricorso alla voluntary. Ieri il procuratore Francesco Greco ha comunicato con una nota di avere «inoltrato alle competenti Autorità Elvetiche una richiesta di commissione rogatoriale al fine di completare la documentazione allegata alla domanda di voluntary disclosure presentata dall'avvocato Attilio Fontana, avendo ravvisato la necessità di approfondire alcuni movimenti finanziari». La difesa del governatore, spiega ancora Greco che ieri ha incontrato gli avvocati Jacopo Pensa e Federico Papa, «si è oggi dichiarata disponibile a fornire ogni chiarimento sia in sede rogatoriale che, se del caso, mediante produzione documentale ovvero presentazione spontanea dell'assistito». E i legali del presidente lombardo sottolineano che «il comunicato della Procura della Repubblica dà conto della volontà del Presidente Fontana di non lasciare ombra alcuna in ordine alla procedura della voluntary, su cui i magistrati intendono fare chiarezza definitiva». L'obiettivo dei pm che indagano sul caso camici, l'aggiunto Maurizio Romanelli e i sostituti Luigi Furno, Carlo Scalas e Paolo Filippini, è fare luce sull'origine dei 5,3 milioni. La richiesta di assistenza giudiziaria si sarebbe resa necessaria, da quanto si è saputo, perché ci sarebbero flussi ritenuti non del tutto chiari e mancherebbero alcuni documenti per avere le giustificazioni di tutti i movimenti. Le questioni poste dalla Procura si concentrerebbero in particolare sulle operazioni compiute prima dello scudo del 2015. È possibile che già i chiarimenti e i documenti forniti dai legali del governatore potranno colmare le lacune.

Il faro sul conto svizzero del presidente lombardo si era acceso nel momento in cui Fontana stesso ha cercato di risarcire di tasca propria il cognato del mancato guadagno dalla (ex) fornitura di camici con un bonifico da 250mila euro.

Fu proprio la fiduciaria del governatore a lanciare un alert per operazione anomala all'unità anti riciclaggio della Banca d'Italia. Nell'inchiesta sui camici risultano indagati anche Dini e Filippo Bongiovanni, ex dg della centrale regionale di acquisti Aria.

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