Caso Gregoretti, oggi il voto. Salvini: "Sono pronto alla prigione"

Oggi il voto in Giunta per le immunità del Senato. Salvini sfida i giallorossi: "Pronto ad andare a processo a testa alta". Ecco cosa può succedere ora

Caso Gregoretti, oggi il voto. Salvini: "Sono pronto alla prigione"

"Per rimanere liberi bisogna, a un bel momento, prendere senza esitare la via della prigione". Il voto di oggi sul caso della nave Gregoretti è affidato a una citazione densa di significati evocativi. Matteo Salvini si affida direttamente a Giovannino Guareschi e posta la foto di un suggestivo scorcio di Comacchio accompagnata dalla frase che l'autore di don Camillo e Peppone, figure già ampiamente "arruolati" nel corso della campagna elettorale in Emilia-Romagna, pronunciò il 26 maggio 1954 quando venne recluso nel carcere di San Francesco del Prato a Parma. "Oggi - ha poi tuonato il leader del Carroccio durante un collegamento da Galatea - probabilmente decidono di mandarmi a processo perché ho difeso i confini del mio Paese e io a processo ci vado a testa alta".

Il voto di oggi in Giunta sarà un braccio di ferro che andrà avanti fino all'ultimo minuto. La partita viene giocata, da entrambe le parti, con continui tatticismi. La maggioranza giallorossa non partecipa ai lavori? E allora Salvini spariglia le carte chiedendo ai suoi uomini di voterà a favore del processo. Lo fa dicendosi pronto anche ad affrontare la galera e a farlo con lo stesso spirito di Guareschi. È di fatto questo il senso del post pubblicato questa mattina su Facebook e che rievoca i 409 giorni passati in cella dallo scittore quando il 15 aprile del 1954 venne condannato per diffamazione a mezzo stampa a seguito della denuncia di Alcide De Gasperi. Allora l'oggetto del contendere erano state due lettere del 1944 (rivelatesi poi false) in cui lo statista chiedeva agli Alleati di bombardare Roma per spingerne gli abitanti all'insurrezione contro i fascisti e gli occupanti nazisti. Oggi è, invece, la decisione dell'allora titolare del Viminale (e di tutto il governo gialloverde) di non far sbarcare nel porto di Augusta i 131 immigrati clandestini che si trovavano a bordo della Gregoretti prima che l'Unione europea non si fosse impegnata a fare la propria parte nella redistribuzione.

Il ragionamento è soprattutto legato ai numeri. Quelli dell'Aula non sono sufficienti a evitare il processo a Salvini. Da qui il ragionamento: allora tanto vale togliere qualasiasi "alibi" alla sinistra e ai Cinque Stelle, la cui ipocrisia è ormai sotto gli occhi di tutti, e fare in modo che il via libera al procedimento penale arrivi subito. Un atteggiamento che, insieme alla rinuncia dell'immunità, in molti leghisti ritengono rischioso, ma che di fatto anticiapa un esito abbastanza scontata del voto finale che ci sarà in Aula. Il punto è che un processo sulla vicenda che ha travolto il governo l'estate scorsa non farà altro che portare a galla anche le colpe del premier Giuseppe Conte e del capo politico dei Cinque Stelle Luigi Di Maio. Per quanto i due, che oggi siedono al governo con il Partito democratico, abbiano scaricato tutte le colpe sul leader leghista, è ovvio che le scelte erano state ampiamente condivise da tutto l'esecutivo. "Quando verrà chiamato a testimoniare al processo dirà che non vedeva i tg", si chiede Giancarlo Giorgetti. "Dirà che non leggeva i giornali e che non sapeva cosa faceva il suo ministro dell'Interno?".

Per quanto possa apparire assurdo, Conte e Di Maio vorrebbero far credere che la soluzione adottata per la nave Gregoretti non sia stata un'iniziativa collegiale che rientrava nel perimetro dell'indirizzo politico dell'esecutivo. Per Giulia Bongiorno la maggioranza sta elaborando "qualcosa di mai visto prima, un nuovo tipo di giustizia": la giustizia à la carte. "Vogliono che Salvini sia processato da solo - commenta la senatrice leghista - anche se il presunto sequestro di persona è avvenuto sotto gli occhi del mondo e certamente del governo". Non solo. I giallorossi vorrebbero anche decidere di prolungare l'agonia riviando tutto al prossimo 17 febbraio. Oggi pomeriggio il voto in Giunta per le immunità potrebbe, infatti, concludersi con un pareggio: cinque voti a favore (quelli del Carroccio) e cinque contro (Forza Italia e Fratelli d'Italia) dal momento che i commissari di maggioranza hanno deciso di non partecipare al voto. "Salvini è garantista per se stesso e giustizialista quando si tratta degli altri", tuona il segretario piddì Nicola Zingaretti accusando l'ex ministro di usare la giustizia "per fini politici". E Andrea Marcucci parla di giunta "illegittima" e di "pagliacciate".

Nel frattempo, però, l'Italia reale ferma per strada Salvini e lo invita a non mollare.

Proprio come ha fatto questa mattina una donna nel corso di un incontro con i pescatori delle Valli di Comacchio. "Per fermarmi mi devono arrestare... vabbè che non manca molto", ha replicato lui. "In caso, da dentro, scriverò Le mie prigioni come Silvio Pellico...".

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