Gregoretti, la strategia leghista: "Pronti a votare sì al processo"

La maggioranza pronta a disertare il voto di domani in Giunta per rimandare la resa dei conti a dopo le urne. Ma Salvini ai suoi: "Mandatemi a processo, chiariamo che è un processo all'intero popolo italiano"

Gregoretti, la strategia leghista: "Pronti a votare sì al processo"

Quello sul caso Gregoretti è "un processo contro l'intero popolo italiano". E per questo Matteo Salvini chiede di esser mandato alla sbarra.

Lo ha ribadito lo stesso leader della Lega ed ex ministro dell'Interno, indagato per sequestro di persona per aver bloccato in mare per 3 giorni la nave della Marina militare con a bordo i migranti fino a che non è arrivato un accordo per la redistribuzione in Europa. "Chiederò domani a chi deve votare di farmi un favore: 'votate per mandarmi a processo, portatemi in tribunale e chiariamo che sarà un processo contro l'intero popolo italiano'", ha detto in un comizio a Cattolica durante il tour per le elezioni Regionali 2020 in Emilia Romagna, "Difendere il mio paese è un mio dovere, non è un mio diritto. Giudici di sinistra andate a beccare gli spacciatori e non rompete le scatole alla gente che lavora. Mi mandino a processo così la decidiamo una volta per tutte se difendere i confini dell'Italia, la sicurezza e l'onore dell'Italia è un crimine oppure se è un dovere di un buon ministro. Non ho più voglia di perdere tempo o far perdere tempo agli italiani, nei tribunali ci sono delinquenti veri da processare. Mi mandino a processo, trovino un tribunale abbastanza grande perchè penso che milioni di italiani vorranno farmi compagnia".

Domani la Giunta per le immunità del Senato è chiamata a votare sull'autorizzazione a procedere nei confronti dell'ex vicepremier. Voto che poi dovrà essere confermato dall'Aula di Palazzo Madama. Stavolta - a differenza di quello che successe con l'analogo caso della Diciotti - gli ex alleati sono pronti a scaricare tutte le colpe su Salvini, nonostante le mail che provano come tutto il primo governo Conte fosse a conoscenza della questione.

Sulla data del voto in Giunta si è sollevato nei giorni scorsi un polverone. La maggioranza giallorossa, infatti, voleva rimandare per evitare che un sì all'autorizzazione a procedere possa in qualche modo influenzare le urne in Emilia Romagna e Calabria. Ma, nonostante lo stop ai lavori in Parlamento per la prossima settimana, venerdì la Giunta guidata da Maurizio Gasparri ha deciso per non far slittare la questione. Decisivo è stato il voto del presidente di Palazzo Madama, Elisabetta Casellati, accusata per questo di non essere imparziale. "In coscienza, rifarei tutto allo stesso modo", si difende lei in un'intervista a La Stampa, "La terzietà non è un elastico che c'è solo quando una decisione conviene a una parte. Quando ho deciso di aumentare i membri della giunta del regolamento, ho avuto l'opposizione contro e la maggioranza mi ringraziava".

Così sembra che la strategia della maggioranza sia cambiata: sinistra e 5 Stelle sono pronti a disertare il voto per lasciare al centrodestra (almeno fino al voto in Aula) la

responsabilità di salvare o meno Salvini. Da qui il cambio di rotta della Lega: ora l'orientamento è quello di votare sì al processo per rimandare la resa dei conti a febbraio. Magari forti di un buon risultato alle urne

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