Caso Santanchè, è stallo. La ministra: mi dimetto solo se rinviata sull'Inps

"Nessuno mi ha chiesto di fare un passo indietro". La Russa: "Daniela sta valutando e lo farà bene"

Caso Santanchè, è stallo. La ministra: mi dimetto solo se rinviata sull'Inps
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Lo stallo è totale. E tale resterà almeno fino a dopo la missione del governo italiano in Arabia Saudita. Con Giorgia Meloni che parte oggi per Gedda e che domani sarà ad Al-Ula, città millenaria sulla Via dell'incenso. E con Daniela Santanché, la ministra del Turismo rinviata a giudizio per falso in bilancio relativo alle comunicazioni sociali della società Visibilia, che è invece attesa a Gedda domenica sera e dopo andrà ad Al-Ula. In questa trasferta araba che punta a saldare la cooperazione tra i due Paesi che già hanno uno scambio commerciale bilaterale pari a 10,7 miliardi di dollari (dato 2023), premier e ministra si sfioreranno soltanto senza incontrarsi. Scelta non casuale, visto che il silenzio di Meloni sulle vicissitudini giudiziarie di Santanché lascia supporre che tutti gli scenari sono ancora possibili.

La diretta interessata, però, per il momento non ha alcuna intenzione di dimettersi. E lo dice chiaramente a favore di telecamere, a margine dell'inaugurazione del Motor Bike Expo alla Fiera di Verona. «Continuo a fare il mio lavoro come sempre perché male non fare paura non avere», spiega la ministra. Per poi aggiungere: «A me nessuno ha chiesto di fare un passo indietro e sono assolutamente tranquilla perché so come sono le vicende». Insomma, dalla premier non sarebbe arrivata alcuna richiesta. Anzi, le due non avrebbero proprio parlato della vicenda, «perché non c'è il tema». Se non c'è dubbio che Santanché non ha alcun intenzione di fare un passo indietro, più incerto appare invece il silenzio di Meloni. La premier, infatti, è ben consapevole di quanto sia concreto il rischio di un'escalation della vicenda giudiziaria che riguarda l'imprenditrice di Fratelli d'Italia. Non c'è, infatti, solo il rinvio a giudizio per falso in bilancio, con il processo che si aprirà al Tribunale di Milano il 20 marzo. Ma anche l'inchiesta sulla presunta truffa aggravata ai danni dello Stato (sulla cassa integrazione Inps di Visibilia nel periodo Covid) e l'indagine per bancarotta dopo il fallimento di Ki Group. Tanti fronti aperti, insomma. Con il più delicato che è evidentemente quello che vede coinvolto l'Istituto nazionale di previdenza sociale, che in sede di udienza preliminare è stato ammesso come parte civile. Ed è proprio a questo eventuale processo che la stessa Santanché rimanda qualsiasi decisione. «Capisco che la questione della cassa integrazione ha delle implicazioni politiche e - spiega - ho sempre detto che in caso di rinvio a giudizio avrei fatto un passo indietro». Sul caso interviene anche Ignazio La Russa, da sempre molto vicino alla ministra. «Ho letto le sue dichiarazioni e mi sembravano abbastanza chiare», perché - dice il presidente del Senato - Santanché ha spiegato che si dimetterà in caso di rinvio a giudizio sulla cassa integrazione Covid. «Però - aggiunge La Russa - io credo che stia comunque in una fase di valutazione, credo che stia valutando e valuterà bene quello che deve fare».

Insomma, il messaggio della ministra del Turismo è piuttosto chiaro. E sposta la deadline a ben oltre il 29 gennaio. In quella data la Cassazione deciderà se accogliere o meno la richiesta di trasferire il procedimento da Milano a Roma. Fosse accolta, i tempi si allungherebbero di molto. In caso contrario, invece, non solo si andrebbe più spediti ma - questo filtra dagli ambienti giudiziari milanesi - un rinvio a giudizio sarebbe più che probabile. Ragione per cui molti big di Fdi sono convinti che una decisione in senso negativo della Cassazione avvicinerebbe le dimissioni della ministra.

Un imminente processo per truffa aggravata ai danni dello Stato e la prima udienza di quello per falso in bilancio già in calendario per il 20 marzo, infatti, sarebbero un combinato disposto che rischia di esporre troppo il governo. Uno scenario che ieri Santanché ha però smentito, rinviando in avanti di diverse settimane ogni decisione.

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