Sta vivendo un incubo una famiglia di Catania ma residente a Mascalucia. Ieri Elena del Pozzo, che compirà cinque anni a luglio, è stata rapita da tre sconosciuti.
I familiari vivono ore di angoscia, appesi al telefono, sperando di avere qualunque informazione dia loro la speranza che alla piccolina non sia stato fatto del male. Il sequestro è avvenuto a Piano Tremestieri, frazione del comune di Tremestieri. La notizia è diventata virale sui social, con la foto e le generalità di Elena. Ma inizialmente non era stata confermata dalla Procura. A presentare denuncia ai carabinieri della tenenza di Mascalucia era stata la mamma, separata dal marito. La bambina ieri era in auto con un familiare. La macchina all'improvviso è stata bloccata da tre uomini incappucciati che, sotto la minaccia delle armi, hanno portato via Elena. I balordi si sono poi dileguati, facendo perdere le tracce. Alcuni testimoni hanno visto la scena, ma nessuno sarebbe riuscito ad annotare modello, colore e targa dell'auto.
La Procura di Catania, che ha aperto un'inchiesta per sequestro di persona, ha affidato gli accertamenti ai carabinieri, gli stessi a cui la mamma della bimba si era rivolta. Ma perché è stata rapita? È il nodo che devono sciogliere gli investigatori, perché solo riuscendo a capire il movente del sequestro potranno risalire agli autori. Non è ancora chiaro se si tratti di una faida familiare (i genitori sono separati) o di altro. I carabinieri hanno le bocche cucite. «Nessun magistrato, né i carabinieri del comando provinciale e della tenenza di Misterbianco, che indagano, daranno al momento ulteriori informazioni», dicono in Procura. Per il sindaco di Mascalucia, Enzo Magra, si tratterebbe di «dinamiche familiari».
«Chi la vedesse è pregato di avvisare immediatamente» si legge invece sui social. Più che un appello è una preghiera da parte della famiglia, che teme per la vita della piccola. Potrebbe essere una vendetta. L'Arma starebbero eseguendo accertamenti su una vettura abbandonata a Tremestieri.
Forse l'auto utilizzata dai sequestratori, così sicuri delle loro capacità da agire da farlo, armi in pugno, in pieno giorno. «Siamo in una fase delicata e non possiamo dare alcuna informazione - ha ribdito il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro - può solo escludersi la finalità di riscatto».
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