Lo hanno arrestato dopo ore di intensa caccia all'uomo nell'intero Stato della Carolina del Sud. Ha 21 anni il giovane che mercoledì sera dopo essere rimasto seduto a lungo tra i banchi della Emanuel African Methodist Episcopal Church nel centro di Charleston, ha cominciato a sparare, uccidendo nove persone, tre uomini e sei donne. Nelle immagini delle telecamere di sorveglianza Dylann Storm Roof appare magro, vestito con un paio di jeans, un maglione grigio. Dopo il massacro, è salito a brodo di un'auto nera e ha guidato per quattro ore prima d'essere fermato a un posto di blocco. Su facebook è ritratto con una maglia con le bandiere della Rhodesia e del Sud Africa dell'apartheid. Era già schedato per droga e infrazione. A fare il suo nome alla polizia un amico di infanzia che lo avrebbe riconosciuto in tv. Fonti legate all'inchiesta hanno raccontato ieri al Wall Street Journal che durante la sparatoria avrebbe urlato alle vittime: «Devo farlo: state prendendo il nostro Paese», «Violentate le nostre donne». Nonostante le loro suppliche avrebbe ricaricato cinque volte l'arma. Per il capo della polizia di Charleston, Greg Mullen, non ci sono dubbi. Fin dall'inizio ha parlato di «crimine d'odio». Tra le nove vittime, che mercoledì sera si erano riunite per pregare, c'era anche il reverendo della chiesa, Clementa Pinckney, senatore democratico dello Stato.
Sui social network la strage ha riportato alla mente l'attacco del 1963, in un momento storico di segregazione, alla chiesa battista di Birmingham, Alabama, dove il Ku Klux Klan uccise quattro bambini neri. La sparatoria di ieri arriva con l'intensificarsi delle tensioni razziali, dopo che negli ultimi mesi diversi episodi di violenza da parte di poliziotti bianchi nei confronti di cittadini di colore sono sfociati anche in rivolte di strada. Il sindaco di Charleston, Joseph P. Riley, ha toccato anche un'altra controversa questione, la facilità di possedere armi: «Penso che ci siano ben troppe armi in giro e che l'accesso a esse sia ben troppo facile», ha detto, sollevando il ricordo di stragi come quella al Virginia Tech, nel 2007, in cui morirono 32 persone, e alla scuola elementare di Newtown, Connecticut, 27 vittime, tra cui venti bambini, nel 2012. «A questo punto - ha detto frustrato il presidente Barack Obama - come Paese dobbiamo fare i conti con il fatto che questo tipo di violenza di massa non accade in altre nazioni avanzate». Troppo spesso sono stato chiamato davanti ai microfoni per piangere chi muore per mano «di quelli che non hanno problemi a mettere le mani su armi». La moglie Michelle ha acceso una candela al Duomo di Milano.
Sia l'aumento delle tensioni razziali sia la questione delle armi entreranno presto nella campagna elettorale
del 2016. Proprio ieri Jeb Bush, candidato repubblicano, doveva tenere un evento a Charleston, cancellato. Hillary Clinton aveva da poche ore lasciato la città: «I miei pensieri vanno a tutti voi», ha scritto su Twitter.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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