Cavo di acciaio teso per la strada. Si costituisce il secondo ragazzo

Fermato il complice di Alex Baiocco in carcere per blocco stradale. Ha noleggiato lo scooter per la notte brava. Si cerca un'altra persona

Cavo di acciaio teso per la strada. Si costituisce il secondo ragazzo
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Si è presentato in Questura a Monza ed è stato fermato uno dei due complici di Alex Baiocco, il 24enne arrestato alle 2.30 dello scorso 4 gennaio per aver teso, appunto insieme ad altri due giovani, un cavo d'acciaio potenzialmente letale in viale Toscana a Milano. Il fermato di ieri è Michele Di Rosa, 18 anni. È accusato di blocco stradale. Ora le forze dell'ordine sono sulle tracce del terzo ragazzo, di cui Baiocco conosce solo il nome tramite i social: Emanuele.

Di Rosa, che vive a Cologno Monzese, è stato portato in carcere a Monza. Si è costituito nella notte di sabato insieme all'avvocato Gaetano Giamboi, dopo aver saputo dai media di essere già stato identificato. Il fermo è stato eseguito per competenza dai carabinieri della compagnia Milano Monforte. Il gip dovrà convalidarlo, come è già successo con quello di Baiocco, che resta in carcere a San Vittore. Inizialmente il pm Enrico Pavone aveva contestato a quest'ultimo anche l'accusa di strage, vista l'estrema pericolosità per la vita di motociclisti, ciclisti e non solo della «bravata», fatta «per gioco», dei tre. Ma il gip Domenico Santoro, in sede di convalida, non ha accolto questa ipotesi.

Di Rosa avrebbe noleggiato con il proprio account lo scooter elettrico della Cooltra usato per la fuga con Emanuele dopo aver teso il cavo che attraversava, ad altezza uomo, le carreggiate del viale milanese molto trafficato in direzione viale Isonzo e che solo per la chiamata di un residente al 112 non ha causato vittime.

Alex Baiocco si è invece allontanato a piedi ed è stato fermato dai carabinieri la notte stessa. Il suo legale, l'avvocato Dario Trovato, ha presentato al gip la documentazione medica che attesta una patologia psichiatrica. E il giudice ha disposto accertamenti urgenti sul suo stato di salute fisica e mentale. Sulla vicenda del cavo il 24enne, che ha detto di essere pentito e di essersi reso conto solo dopo l'arresto della gravità del proprio gesto, ha dichiarato: «Eravamo ubriachi (...). A qualcuno, non mi ricordo a chi, è venuta questa idea stupida di legare la corda da un lato all'altro della strada. Non ricordo se l'idea è venuta a Michele o Emanuele, non posso escludere che sia venuta a me, ripeto ero molto ubriaco». Sulle motivazioni: «In quel momento eravamo molto scherzosi, continuavamo a ridere, io ho ritenuto di seguire il gruppo. Era un gioco senza regole».

Ancora: «Quella sera io stavo come facendo il pagliaccio per assecondare i miei amici che ad esempio mi avevano chiesto di entrare a casa mia dalla finestra. Quando stendevo il cavo che loro avevano ancorato da una parte, mi sentivo partecipe del gruppo ed avevo bisogno di approvazione».

Infine Baiocco spiega: «Io quella sera ero a casa, un po' triste, con l'umore basso, quando è arrivato il mio amico ho pensato che uscire mi avrebbe fatto bene, ma certamente non era mia intenzione fare alcunché per fare del male a qualcuno».

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