In cella ha tv, Playstation e computer Ma Breivik fa causa: «Diritti violati»

Gaia CesareHa a disposizione tre celle, una in cui vive, l'altra in cui studia e una terza per fare ginnastica. Può cucinarsi da solo, usare la lavatrice, guardare la televisione, avere un computer, giocare alla Playstation. Eppure Anders Breivik (nella foto), lo stragista neonazista che nel 2011 uccise 77 persone a Oslo e sull'isola di Utoya, fa causa allo Stato per trattamento «disumano» e «degradante». Secondo il killer, il regime di isolamento al quale è sottoposto in Norvegia da cinque anni violerebbe i diritti umani e gli starebbe causando «chiari danni».Condannato a 21 anni di carcere - il massimo della pena in un Paese che non contempla l'ergastolo nel proprio ordinamento giudiziario - Brevik comparirà dopodomani in udienza, in un tribunale allestito nella palestra della prigione di Skien, per portare avanti la sua causa. E alla vigilia di un appuntamento così importante fa nuovamente parlare di sé.Fra lo stupore generale, già tre anni fa il killer aveva chiesto di poter iniziare un corso di Scienze Politiche all'università di Oslo e il permesso gli fu negato dall'ateneo per assenza dei requisiti necessari. L'anno prima, era il 2012, Breivik aveva denunciato le condizioni «disumane» della sua prigionia in una lettera di 27 pagine in cui si lamentava di come il caffè fosse freddo e il burro scarso, la cella senza vista e senza decorazioni, la sua corrispondenza censurata, nel timore che potesse intrattenere contatti pericolosi con qualche rete di estremisti.Ora arriva la denuncia formale, un paradosso se si pensa che quando finì in carcere in molti definirono la sua permanenza in cella una sorta di vacanza di lusso considerati i comfort delle prigioni norvegesi.

«Non c'è nessuna prova che il detenuto abbia sofferto problemi mentali o fisici a causa delle condizioni della prigione in cui è rinchiuso», spiega l'avvocato del governo Marius Emberland, che difenderà lo Stato norvegese a processo. «Certo, ci sono limiti ai suoi contatti con il mondo esterno che sono abbastanza stringenti, deve essere così. Ma non è affatto escluso del tutto dai contatti con altra gente».

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