Infiamma la polemica sulle nomine. Dopo i dissidi interni alla maggioranza sulla scelta dei top manager delle principali aziende dello Stato, arriva una nota congiunta del centrodestra. "Prima dell’emergenza coronavirus, i partiti della maggioranza avevano rinviato per nove mesi le nomine di Agcom e Garante della Privacy: due autorità di garanzia fondamentali che oggi dovrebbero operare nel pieno delle loro funzioni, soprattutto in un momento nel quale è prioritario difendere i dati e la libertà personale degli italiani. Ora invece, in piena emergenza coronavirus, il governo e la maggioranza vogliono procedere al rinnovo dei vertici di enti e di aziende pubbliche. Dopo Inps e Inail è il momento delle grandi aziende di Stato, a partire da Eni, Enel, Poste, Leonardo e Terna".
Lo affermano Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni. "Noi avevamo chiesto il congelamento e il rinnovo automatico degli amministratori in carica, sia perché in questa fase non è opportuno introdurre motivi di tensione e di conflitto mentre tutte le forze dovrebbero essere orientate alla lotta all’emergenza sanitaria ed economica, sia per salvaguardare la stabilità e la continuità nella guida delle aziende in un momento delicatissimo nel quale sono particolarmente esposte alla crisi dei mercati e a manovre speculative di tipo finanziario", aggiungono.
"È grave che la maggioranza voglia effettuare questa forzatura quando anche il controllo parlamentare è necessariamente indebolito”. L’opposizione si chiama così fuori da questa scelta infelice che certo non va nello spirito di collaborazione responsabile più volte invocato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. E quindi non parteciperà all’indicazione dei nuovi amministratori. "Lasciamo a Cinquestelle, Pd e Italia viva l’irresponsabile spartizione di poltrone alla quale si stanno dedicando in un momento così delicato", concludono Salvini, Berlusconi e Meloni.
Le nomine delle grandi aziende statali fanno volare stracci tra Pd e Cinque Stelle. Se ne parla da giorni, ma ad oggi, l’accordo sembra lontano. Dopo le fumate nere dei giorni scorsi, infatti, oggi era prevista una nuova riunione nella maggioranza insieme al ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. Si tratta. Eni e Leonardo rappresentano le partite più calde.
Il Pd si è presentato al tavolo cercando di difendere gli ad uscenti, tutti nominati da precedenti governi del Pd (da Matteo Renzi a Paolo Gentiloni), ma il M5S rivendica alcune posizioni alla guida delle società, senza accontentarsi delle presidenze.
Per il gruppo energetico i democratici fanno muro alle obiezioni dei pentastellati per le vicende giudiziarie dell’ad Claudio Descalzi, che è sotto processo a Milano. Ma questa è solo una delle carte del mazzo. Ora, il solo fatto che i partiti al governo si siano parlati, fa insorgere l’opposizione. Che chiede chiarezza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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