La chat dei carabinieri sul killer di Cerciello. "Faccia la fine di Cucchi"

I messaggi al processo per il bendaggio di Hjorth. L'Arma: "Punizioni esemplari"

La chat dei carabinieri sul killer di Cerciello. "Faccia la fine di Cucchi"

«Ammazzateli di botte, Michè». «Fategli fare la fine di Cucchi». Ancora: «Ci vogliono lasciare mezz'ora nella stanza a noi di Farnese». La «stanza» è la numero 8 della caserma di via In Selci, quelli di «Farnese» sono i colleghi e gli amici più cari del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, massacrato con 11 coltellate da due giovani americani strafatti di alcol e cocaina la notte del 25 luglio 2019 a Roma. Chi voleva lasciarli in quella stanza e per fare cosa? A scambiarsi i messaggi 4 carabinieri: Michele Lorusso, Michele Nicassio, Giuseppina De Marco e Cristian Salvati. Sono queste le chat choc portate in aula alla prima udienza da Francesco Petrella, avvocato della difesa di uno dei due assassini, Gabriel Natale Hjorth, nel processo contro il maresciallo dell'Arma Fabio Manganaro, autore del bendaggio di Hjort durante il fermo per l'omicidio. Manganaro è accusato di aver usato una misura di rigore non prevista dalla legge ovvero il bendaggio del sospetto.

Secondo una prima dichiarazione il motivo del foulard sugli occhi sarebbe stato quello di interrogare Hjorth e confrontare la sua voce con quella al telefono la notte maledetta, quella in cui i due ventenni, dopo aver cercato di acquistare droga, rubano lo zaino all'amico dello spacciatore, Sergio Brugiatelli, per chiedere un riscatto. «Maschio come ti chiami?» chiede il carabiniere Andrea Varriale al giovane bendato. A sottolineare che il procedimento è relativo solo a questo reato, il bendaggio, che prevede una pena massima di trenta mesi, il giudice Alfonso Sabella. Prove documentali, le chat, acquisite da un perito nominato dal pm nel processo contro Hjort e Lee Elder Finnegan, autore materiale dell'omicidio. Frasi che rendono l'atmosfera di quei drammatici momenti sottolinea l'avvocato. «Toni offensivi ed esecrabili - scrive in una nota l'Arma dei Carabinieri -. Non appena gli atti con i nominativi dei militari coinvolti saranno resi disponibili l'Arma avvierà con immediatezza i conseguenti procedimenti disciplinari per l'adozione di provvedimenti di assoluto rigore». I messaggi fra i quattro continuano: «Li abbiamo presi, stiamo venendo al reparto». Il reparto è quello operativo di via In Selci che ha condotto l'indagine recuperando l'arma ancora insanguinata e arrestando in poche ore i due assassini, condannati in primo grado, nel maggio scorso, all'ergastolo.«Non mi venite a dire arrestiamoli e basta - scrive un carabiniere dei quattro -. Devono prendere le mazzate. Bisogna chiuderli in una stanza e ammazzarli davvero». Uno propone: «Bisogna squagliarli nell'acido».

Tra le prove ammesse il video (ancora in rete) e la foto di Hjorth bendato con il capo chino e ammanettato con le mani dietro la schiena all'interno della caserma.

A girare il filmato e scattare la foto, diffusa in un gruppo whatsapp, un altro carabiniere presente nella stanza 8, Silvio Pellegrini, indagato per abuso d'ufficio e rivelazione e diffusione di segreti d'ufficio. Nella ripresa in caserma compare anche Varriale, il compagno di pattuglia di Cerciello che aveva ingaggiato una lotta furiosa con Hjort mentre Finnegan uccideva il vicebrigadiere.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica