Chi tocca il Pd calabrese di solito fa una brutta fine. Le indagini del procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri (probabilmente le ultime, visto che il coraggioso magistrato antimafia deve lasciare l'incarico entro un annetto) riaprono la ferita mai cicatrizzata dei rapporti tra 'ndrangheta e politica in Calabria, con un'ipotesi investigativa che vedrebbe mezzo Pd calabrese a Crotone prendere ordini (e voti) da un potente casato di mafia, con la consapevole complicità dell'ex governatore dem calabrese Mario Oliverio. «E ancora una volta siamo allo show. Colpendo sempre la stessa parte politica. Come se non ci fossero stati più presidenti della Regione dopo Oliverio! Ma forse proprio questa è la verità», scrive su Facebook l'ex deputata Pd Enza Bruno Bossio, sfiorata dall'inchiesta della Dda di Catanzaro con 43 misure cautelari e 123 indagati, per reati che spaziano dalla mafia alla Pa.
Criticare un'indagine monstre ci sta, soprattutto se nel mirino di Gratteri c'è il compagno della Bruno Bossio, quel Nicola Adamo prezzemolino in (quasi) tutte le indagini contro il grumo di potere affaristico-mafioso che ha in mano la Regione, anche se poi dalle roboanti accuse si raggranellano ben poche condanne. In principio fu Luigi de Magistris e la sua Why not ad allungare ombre sulla sinistra, senza riscontri. La sua successiva cacciata dalla magistratura grida vendetta per le modalità raccontate da Luca Palamara. Coincidenze, certo. E che dire dell'ex braccio destro di Gratteri Vincenzo Luberto, assolto assieme all'ex deputato Pd Ferdinando Aiello dal gup di Salerno? Si sono sciolte al sole le accuse di concorso di corruzione in atti giudiziari, omissione di atti d'ufficio, favoreggiamento e rivelazione di segreto d'ufficio. Tra il 2013 e il 2019 Luberto si sarebbe astenuto dall'indagare Aiello, con cui era «in rapporti di amicizia ed economici» (lo dicono feste e viaggi a Salina, Castel Rotto e a Ortisei) sbianchettando imbarazzanti intercettazioni che inguaiavano l'amico politico. Luberto fu trasferito a Potenza dal Csm, ma qualche mese fa è stato scagionato. Pure Aiello l'ha fatta franca, per sua fortuna, persino dal processo in cui era coinvolto insieme a Oliverio: per i pm di Catanzaro il talk show del giornalista Paolo Mieli costato 95.475,02 euro tra alberghi, ospitate e cene di gala aveva favorito più la promozione di Oliverio che del territorio. Ma non era così.
Poi c'è il caso Otello Lupacchini, il magistrato che ha smantellato la Banda della Magliana, rimosso dal suo incarico di Pg di Catanzaro per aver criticato a TgCom24 «l'evanescenza come ombra lunatica di molte delle operazioni» di Gratteri. L'anno scorso al Giornale il magistrato ormai in pensione aveva attribuito a un'indagine i veri motivi della sua cacciata, in una vicenda che lo lega a un altro magistrato finito nella polvere per una serie di accuse tutte da dimostrare, l'ex procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla. «Entrambi ci siamo interessati alla s.r.l. Alimentitaliani, società del gruppo iGreco di Cariati dell'imprenditore Saverio Greco, poco prima che il Mise decretasse l'aggiudicazione, a un euro, dell'intero gruppo Novelli di Terni, azienda di rilevanza strategica nazionale in crisi finanziaria», disse Lupacchini al Giornale. Si presentò lui a sorpresa in udienza per chiedere la conferma della sentenza dichiarativa di fallimento della società umbra, visto che Facciolla ipotizzava la bancarotta fraudolenta, il finanziamento illecito al Pd e il riciclaggio dietro la strana acquisizione. E quando fu trasferito per una storiaccia da cui si sta difendendo al Csm, Aiello (cugino di Greco) non nascose la sua gioia. A Palazzo de' Marescialli vennero trascritte, utilizzate e depositate alcune conversazioni tra Lupacchini, Facciolla e il loro legale Ivano Iai, in spregio a qualsiasi regola procedurale. Successivamente venne fuori che alcuni - un anno e mezzo prima delle decisioni del Csm - avevano intuito che i due sarebbero stati allontanati.
Gratteri è in corsa per sostituire alla guida della Procura di Napoli l'attuale Procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo e ci spera davvero. Chissà se a Reggio, che indaga sui brogli alle Comunali vinte dal Pd, si muove qualcosa...
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