Quel chiodo nelle fragilità di un ragazzo

Quel chiodo nelle  fragilità di un ragazzo

Davanti ai cocci della vita irrimediabilmente spezzata di un ragazzo di trent'anni, nessuno rimane indifferente. Ma il fatto che tutto si sia frantumato così, all'improvviso, senza un motivo apparente è inaccettabile. Lo è ovviamente per la famiglia, ma deve esserlo anche per la società. Saranno gli inquirenti a chiarire cosa è successo a Giacomo Sartori dopo il furto del suo zaino con pc e cellulare, se davvero come sembra si è impiccato o se dietro c'è altro. A chi invece legge i resoconti di cronaca, spetta un altro compito. Ovvero riflettere su quanto certi reati definiti «bagatellari» possano avere conseguenze tragiche, come un chiodo piantato in crepe nascoste, in grado di far crollare tutto. I furti, gli scippi, sono parte della vita di ognuno di noi. Case svaligiate, auto rubate, cellulari sottratti: ci abbiamo fatto il callo, li diamo per scontati come i temporali, perfino la giustizia li persegue blandamente. Che sarà mai una bici svanita, un orologio strappato? Diamo agli oggetti un valore venale, senza pensare a cosa rappresentano, cosa possono simboleggiare. Ricordi o progetti, umiliazioni o vergogne. Nessuno sa cosa fosse quello zaino rubato in un'enoteca per Giacomo, né se altri fantasmi lo tormentavano. Se dentro c'era materiale così importante da valere una corsa di notte in campagna, un cappio o una lite, o se il suo cervello ha rivissuto un furto già subito in precedenza e ha deciso che non poteva accettarne un altro. Siamo esseri fragili oltre ogni sospetto, capaci di sopportare pesi enormi e poi di schiantarci per il rimorso di un incidente senza feriti o per l'onta di una bocciatura.

Siamo esseri indecifrabili che vivono di dettagli e sentimenti irrazionali. Portar via uno zaino è facile, aprire un vaso di Pandora ancora di più. Oggi chi spiega ai genitori di Giacomo che quel furto era una bagatella?

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