Lettera morta. Al momento è questa la fine che stanno facendo gli appelli dei concessionari demaniali marittimi al governo per far ripartire la stagione turistica 2020 in tutta sicurezza nonostante il Covid-19. Un settore, quello che coinvolge soprattutto gli stabilimenti balneari (ma anche i porti turistici, alberghi, campeggi...), che rappresenta ben il 13% del Pil nazionale e che, a oggi, è «completamente ignorato dal governo» denuncia al Giornale Fabrizio Licordari, presidente di Assobalneari Italia Federturismo Confindustria. Quattro sono le lettere che da oltre un mese giacciono inascoltate sulle scrivanie del premier Giuseppe Conte, del commissario per l'Emergenza Angelo Borrelli e dei presidenti di Camera e Senato.
«Eppure la stagione turistica, se ci sarà, è alle porte e mancano del tutto indicazioni, e programmi d'azione - spiega Licordari ricordando che il settore è il volano dell'economia turistica del Paese ed è quanto mai urgente un coinvolgimento dei soggetti interessati per dare vita a una cabina di regia efficace». In gioco ci sono ben 30.000 imprese, tipicamente a conduzione famigliare, e circa 300.000 addetti. Tra l'altro i virologi sono possibilisti: «Non è escluso che a luglio e agosto si riesca ad andare a mare -dice Massimo Galli, direttore del dipartimento di Malattie infettive del Sacco di Milano- ma chi potrà fare le vacanze le dovrà fare nel nostro Paese».
Ma cosa chiede in concreto Assobalneari? Oltre ad un coinvolgimento attivo e al supporto logistico, ci sono delle misure urgenti, e a costo zero, che sarebbero la premessa di una ripartenza possibile. In primis, va regolarizzata la questione delle concessioni. «Serve una circolare che estenda le attuali, in scadenza a fine anno, fino al 2033 come indicato e già legiferato dal governo stesso (Legge 145 del 2018)» spiega il presidente. «Una circolare che obblighi i Comuni a mettersi in regola su questo fronte. In caso contrario, chi potrà fare investimenti senza la certezza di poter continuare a operare?». E necessario poi - scrive Licordari al governo «escludere dall'applicazione della Direttiva Bolkestein le concessioni demaniali marittime ai fini turistico ricreativi». Direttiva che obbligherebbe nuove gare e quindi riverserebbe nuova incertezza sugli investimenti necessari.
Due interventi che si possono fare nell'immediato, mentre tutto il comparto richiede a gran voce anche un supporto di tipo fiscale: «Come faranno gli operatori a pagare le tasse come l'Imu e la Tari se non lavorano o lavorano a mezzo regime?», osserva Assobalneari sollevando anche la questione delle spiagge libere. Come saranno controllate e gestite nel tempo del Coronavirus? Tutte questioni che attendono una risposta. Anche se ieri, una prima apertura è arrivata dal sottosegretario del Mibact, Lorenza Bonaccorsi: «Andremo al mare questa estate. Stiamo lavoriamo per far sì che possa essere così», ha detto aggiungendo che «si stanno studiano gli atti amministrativi necessari per gli stabilimenti, immaginando una serie di normative prese con il comitato tecnico scientifico, che contemplino l'ipotesi di un distanziamento». Bonaccorsi ha poi spiegato che sono allo studio misure per consentire lo sviluppo di un «turismo di prossimità» che favorisca i borghi rispetto alle aree più affollate.
«Un primo accenno alla questione dopo settimane di silenzio che ci fa piacere», replica Licordari sollevando però la questione tempo: «Devono metterci in condizioni oggi di poter operare negli stabilimenti, ma per poter avviare la manutenzione degli stabilimenti e fare nuove installazioni, riorganizzare insomma tutto il nostro lavoro.
Normalmente, non in condizioni d'emergenza, ci vorrebbero due mesi per riavviare uno stabilimento per la stagione».Insomma, le parti chiedono un dialogo con il governo su queste istanze e quelle legate ai rischi da Covid.
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