New York Lo stato di New York ha più casi di coronavirus di qualsiasi altro paese del mondo: è il nuovo triste record registrato dalla Johns Hopkins University, che parla di 161.807 positivi, numero secondo solo agli Stati Uniti che si avvicinano a quota 500 mila casi e quasi 18 mila morti.
Nella sua conferenza stampa quotidiana il governatore Andrew Cuomo ha riferito che nelle ultime ventiquattr'ore i decessi sono stati 777 (in lieve diminuzione dal giorno prima), portando il totale a 7.844, più del doppio delle 2.753 vittime degli attentati alle Torri Gemelle dell'11 settembre 2001. Cuomo, però, si è detto «cautamente ottimista» sull'appiattimento della curva dei contagi e sugli sforzi di contenere l'emergenza. Calano infatti drasticamente il numero dei ricoverati in ospedale e anche dei pazienti in terapia intensiva.
A mostrare l'effetto devastante del Covid-19, tuttavia, sono le foto shock scattate dai droni e diffuse dai media con decine di bare sepolte una accanto all'altra in una fossa comune ad Hart Island, nel Bronx. L'isola in realtà viene già utilizzata da oltre 150 anni per seppellire chi non può permettersi funerali o non ha parenti che ne reclamano il corpo.
Normalmente, però, a Hart Island le operazioni di sepoltura vengono effettuate un giorno soltanto a settimana con circa 25 corpi, mentre adesso, come rivela il portavoce del Department of Correction, Jason Kersten, si lavora cinque giorni su sette, durante ognuno dei quali vengono portati sull'isola 24 corpi, per un totale di 120 «sepolture» a settimana. Il sindaco della Grande Mela Bill de Blasio aveva già anticipato all'inizio della settimana che forse sarebbero stati necessari «cimiteri temporanei» fino a che la crisi fosse passata, e aveva menzionato Hart Island come «il luogo storicamente» adibito a quell'uso.
Intanto, il presidente Donald Trump sta creando la task force per guidare la ripresa e punta (come suggerito da alcuni dei suoi consiglieri) a riaprire l'America il 1° maggio, per evitare conseguenze ancora più catastrofiche sull'economia: «Se tutto va come speriamo riapriremo il paese molto, molto presto». «Il nemico invisibile sarà presto in piena ritirata», aggiunge.
A frenare è il capo del servizio sanitario pubblico Usa Jerome Adams, secondo cui la «maggior parte del Paese» non sarà aperta per l'inizio di maggio. L'amministrazione, spiega, dovrebbe essere guidata dai dati. «È il virus che decide quando è appropriato riaprire», avverte anche il virologo Anthony Fauci, luminare della task force della Casa Bianca, precisando che «il tema è oggetto di studio e discussione ogni giorno». «Al momento vediamo segnali favorevoli come nel caso di New York, con un apparente appiattimento della curva dei nuovi casi, ma non vogliamo riaprire prematuramente e poi tornare alla situazione precedente. Le misure prese stanno funzionando, il distanziamento sociale è importante e bisogna proseguire», precisa, invitando gli americani a tenere duro, anche nei giorni di Pasqua.
Fondamentali per riaprire in sicurezza sono i test sugli anticorpi, che secondo Fauci arriveranno a giorni, forse in una settimana.
«Stiamo lavorando sia all'Istituto per la Salute che con la Food and Drug administration per validare questi test - spiega - dobbiamo essere certi che siano accurati. A quel punto ce ne saranno molti disponibili». Anche Cuomo è d'accordo sull'importanza dei test: «Servono per riaprire, è l'unico modo».
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