Il dramma del terrorismo torna a sconvolgere la Francia già divisa da una pesante crisi sociale. Sei, sette colpi. Improvvisi e destabilizzanti. È un altro attacco nel mese del turismo, della felicità, spezzata pochi minuti prima delle 20 di ieri sera. Un uomo a piedi spara nel pieno dei mercatini della città, semina il panico, viene ferito da un militare ma fugge e la città viene blindata. Scatta la caccia a Cherif Chekkat., 29 anni, nordafricano noto alle autorità per «reati comuni» (condannato nel 2011 a due anni, di cui sei mesi per aggressione con un coccio di bottiglia).
È sfuggito a una perquisizione poche ore prima. Il sindaco di Strasburgo chiede a tutti di restare a casa. I pub vengono cinturati dalla polizia e non si può uscire per ore. Si parla subito di attentato terroristico. Almeno due morti e 11 feriti (sette gravi), tra cui un giornalista italiano di 29 anni. Un attacco al cuore europeo.
Scattano i controlli al confine franco-tedesco, il ponte sul fiume Reno diventa una frontiera improvvisamente tornata severa. Auto fermate, persone perquisite. Il killer è ancora in fuga dopo aver sparato a più riprese. Si cerca di evitare un nuovo caso Salah Abdeslam, l'ottavo uomo del commando che sconvolse Parigi negli attentati del 2015 prima di sconfinare in Belgio diventando per settimane il ricercato numero 1. Strasburgo improvvisamente non è più la città del Natale ma quella dell'ennesimo terrorista in fuga, che ieri mattina sarebbe sfuggito a una perquisizione legata a un'inchiesta per rapina a mano armata.
Le voci di attacchi concentrici si rincorrono nella città, scatta una seconda operazione di polizia. Il presidente francese abbandona la cena di Stato all'Eliseo per seguire la situazione. L'allerta è generale, come pure la confusione perché in quell'area pedonale non era pensabile subire un attentato, visti i controlli; forse un po' troppo superficiali. Strasburgo ospita infatti anche la sede del Parlamento europeo. Centinaia i dipendenti di diverse nazionalità, europarlamentari, presenti anche ieri sera nell'edificio. Altri nei pub, al buio, sotto i tavoli: «Siamo barricate qui, la polizia non ci fa uscire», racconta sui social una portavoce.
Immediatamente evacuato e cinturato l'Europarlamento, perché all'ora dell'attacco erano ancora in agenda alcune sessioni. Il presidente dell'emiciclo Antonio Tajani, dal palazzo, ribatte così: «Questo Parlamento non si fa intimidire, vinceremo contro i terroristi, schiacceremo la bestia». Il ministro dell'Interno francese Cristophe Castaner in meno di due ore raggiunge Strasburgo: «Si tratta di un criminale comune». Ma intanto, per minuti e minuti, l'unica cosa che si rincorre in città sono le grida provenienti dalle finestre. Scatta il cosiddetto «piano bianco» di emergenza. Arrivano i medici per curare i feriti. E le piazzole che compongono il centro, quel semicerchio dedicato al mercatino, si riempiono di polizia antisommossa e di corpi che scappano in più direzioni. È il cosiddetto lockdown, il blocco. Non entra e non esce nessuno. Delegazioni al sicuro nel palazzo, nei bar e nei ristoranti e killer in fuga. La procura antiterrorismo apre un'inchiesta. La polizia sfonda un portone a nord della città: «Non serve a nulla barricarti».
L'autore degli spari viene identificato dopo un'ora e quaranta di panico, ma l'hanno trovato. La scenografia del Natale diventa il set di un film dell'orrore. Il ministro dell'Interno italiano Matteo Salvini commenta a caldo: «È vietato dire che i terroristi islamici sono terroristi islamici?». Supporter dell'Isis esultano in Rete.
Due anni fa furono 12 i morti e 56 i feriti nell'attentato che colpì Berlino nello stesso periodo.Lì il terrore agì con un mezzo. Qui l'uomo era a piedi. Forse neppure solo. In passato era rimasto ferito in un'operazione dei militari francesi Sentinelle. Schedato con la Fiche S, «potenzialmente pericoloso».
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