Ha pagato più tasse di quanto Jeb Bush non abbia guadagnato, è l'accusa che è già cominciata a circolare. La battaglia fra democratici e repubblicani da ieri ha una nuova arma contro la ditta Clinton&Clinton. È la dichiarazione dei redditi che lo staff della candidata democratica alla Casa Bianca ha diffuso venerdì non solo come segno di trasparenza ma anche per attaccare gli avversari politici rei di voler tornare a garantire i redditi più alti. Eppure la mossa - condita con la diffusione di migliaia di e-mail (2.200 pagine) relative al periodo in cui la Clinton era segretario di Stato e pure del parere del suo medico personale che la definisce «in eccellenti condizioni fisiche» - rischia di trasformarsi in un boomerang per la favorita alla successione di Barack Obama. Perché i numeri sono da capogiro: 141 milioni di dollari (quasi 130 milioni di euro) guadagnati negli ultimi otto anni, dal 2007 al 2014, di cui 15 milioni in beneficenza. Ma a chi? Alla Fondazione Clinton, certo, per una quota del 99 per cento. In tutto la coppia presidenziale ha pagato quasi 44 milioni di tasse federali e 13 di tasse statali. E gli incassi sono arrivati in larga parte dai discorsi strapagati che l'ex presidente Bill e la moglie tengono (lei ormai ha dovuto rinunciare dopo la candidatura) in giro per gli Stati Uniti e non solo. Nel 2013 Bill ne ha tenuti almeno quattro - in Svezia, Nigeria, Giappone e Cina - assicurandosi tra i 700mila e i 750mila dollari per ognuno.
«Devo pagare le nostre bollette», ha detto ironico a Nbc News l'ex leader democratico della Casa Bianca quando a metà maggio si è saputo che in poco più di un anno, dal gennaio 2014, i due hanno intascato 25 milioni di dollari (circa 23 milioni di euro) con un centinaio di discorsi e partecipazioni ad eventi negli Stati Uniti. È la conferma che la politica paga e che nel caso dei Clinton si è trasformata in un'impresa di famiglia.
La candidata che sogna di succedere a Obama, per diventare la prima presidente donna degli States, ne approfitta per ricordare di essere una self-made-woman e risvegliare un po' di orgoglio nazionale: «Abbiamo fatto molta strada da quando andavo porta a porta per il Fondo di difesa dell'infanzia e guadagnavo 16.450 dollari come giovane professoressa di diritto in Arkansas». Per poi aggiungere: «Questo lo dobbiamo alle opportunità che fornisce l'America». Infine Hillary cavalca la mossa di trasparenza puntando il dito contro i repubblicani: «Vogliono darmi un altro sgravio fiscale di cui non ho bisogno - scrive - invece di mettere il ceto medio al primo posto. Jeb Bush sostiene la riduzione drastica delle tasse sui capital gain degli investitori più ricchi e Marco Rubio vuole ridurre le tasse delle famiglie con redditi superiori ai tre milioni all'anno, oltre quattro volte il reddito medio di una famiglia americana».
Ma i numeri della coppia presidenziale che ambisce al bis diventano, come prevedibile, assist per la destra.
Ne approfitta lo staff di Jeb Bush che si spienge a un impietoso confronto: dal 2007 Hillary ha pagato 57,5 milioni di tasse, più di quanto Jeb Bush non abbia incassato tra il 1981 e il 2013, gli anni in cui il padre e il fratello George sedevano alla Casa Bianca. Per l'erede conservatore 7,36 milioni di incassi nel 2013, l'anno migliore, per i Clinton 27,4 milioni nello stesso anno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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