Massimiliano Fedriga non vuole "negare l’emergenza che arriva dalla rotta balcanica". Ma il "boom" di ingressi al confine Est è solo una parte del complesso puzzle dell’immigrazione in Friuli. Un fenomeno che se osservato da tutte le angolazioni può portare a conclusioni opposte a quelle cavalcate dalla sinistra: gli immigrati in FVG, nonostante tutto, non sono più di quando a governare in Regione era il Pd. Anzi: è vero il contrario.
Partiamo dai fatti. Da gennaio ad oggi sono stati identificati più di 900 immigrati nel retrovalico di Trieste, Gorizia e Tarvisio. Il doppio dell'anno scorso. La notizia corre: non sarà che il governatore leghista non riesce a fermare il flusso? La sinistra cavalca l'onda e parte all'attacco. Per Debora Serracchiani il governo ha la colpa di non aver "voluto vedere il problema che stava arrivando" e non aver "provveduto in anticipo". Ma è davvero così? "Negli ultimi giorni c’è stato un incremento di ingressi”, ammette Fedriga seduto nel suo ufficio. "Ma c'è un fattore da tenere in considerazione".
La differenza, secondo il leghista, è che se oggi i dati registrano un incremento delgli immigrati identificati è perché finalmente si fanno i controlli al confine. Cosa che non accadeva in passato. "Quando qui governava la Serracchiani e c’era il Pd a livello nazionale, il tema migratorio non veniva mai affrontato. Le frontiere erano un colabrodo: i migranti entravano, non venivano presi, facevano quello che volevano e dopo un po’ venivano inseriti nelle strutture di accoglienza diffusa".
È la stessa Slovenia a confermare che oggi i pattugliamenti funzionano. "Da inizio anno - spiega Marian Stubljar, rappresentante della direzione generale della polizia slovena - le riammissioni di clandestini dall'Italia sono state 146 contro le 158 dello scorso anno". E sono passati solo sei mesi. E mentre Lubiana soffre la pressione dei migranti bloccati in Croazia (ha intercettato 5.306 clandestini in sei mesi contro i soli 3.612 di tutto il 2018), al confine italiano "non c'è una grande emergenza". Grazie anche al lavoro svolto.
Per capire allora se da un anno a questa parte il peso dell'immigrazione in FVG è aumentato o si è ridotto, non è tanto al numero di intercettati che occorre guardare. Ma al dato sulle presenze nei centri profughi. "Con noi si è verificata una riduzione di oltre mille persone in un solo anno", spiega Fedriga. I dati forniti dal ministero dell’Interno dicono infatti che a maggio 2018 (quando la Lega ha vinto le elezioni in Friuli), gli immigrati accolti sul territorio regionale erano 4.745. Dodici mesi dopo, al 17 giugno 2019, le presenze totali si attestano a 3.613. "Facendo i conti della serva - sorride il governatore - significa un risparmio da 15 milioni di euro all’anno per le casse dello Stato".
Il risultato raggiunto però non basta al Carroccio. I migranti continuano ad attraversare i sentieri di notte, sbucano sulle statali che da Pesek, Basovizza o Gorizia portano alle città. "Rendere impermeabile un confine è impossibile", ammette il governatore. "Ma l’obiettivo è ridurre il problema al minimo". L’unica soluzione definitiva, ovviamente, sarebbe quella di un intervento europeo sulla rotta balcanica. Gli immigrati prima di arrivare a Trieste passano numerosi Paesi, molti dei quali membro dell’Unione Europea. Spetterebbe a loro fermare, identificare e accogliere i clandestini. Ma non sempre accade. "Nella migliore delle ipotesi i migranti sfuggono, nella peggiore li lasciano passare volontariamente", lamenta Fedriga. "Chiediamo maggior impegno da parte dei Paesi che fanno parte di questa rotta. La cosa ottimale sarebbe che i confini europei venissero presidiati".
Nell’attesa Bruxelles faccia la sua parte, il Friuli si concentra sul proprio confine. Ieri sono partiti i pattugliamenti congiunti con Lubiana anche nei territori dell’ex Jugoslavia. La polizia potrà impiegare visori notturni e strumenti termici per stanare gli irregolari. Non è escluso l'utilizzo dei droni. Presto aprirà un Cpr unico a Gradisca, il primo - dice Fedriga - di una lunga serie. "Vogliamo mettere in un luogo chiuso e controllato da cui non può uscire chi deve essere espulso". L’obiettivo è disincentivare le partenze.
"Se uno sa che non può fare quello che vuole ma verrà tenuto dentro una struttura e controllato dalle forze dell’ordine, ci penserà due volte prima di entrare illegalmente". Se non dovesse bastare, il governatore è pronto a chiedere al governo la sospensione di Schengen. Il primo passo verso l'extrema ratio: un muro di filo spinato sui boschi del Carso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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