I fronti aperti sono diversi. E Matteo Salvini si prepara a combatterli contemporaneamente. Mentre a Lampedusa è alle prese con il caso della Sea Watch, ha dato il via libera a intensificare i controlli lungo il confine italosloveno dove, attraversi sentieri generalmente poco battuti, continuano a permeare immigrati clandestini (guarda il video). A partire da lunedì prossimo, come annunciato oggi dal Viminale, partiranno quindi i servizi di pattugliamento misto tra la Polizia di frontiera italiana e le forze dell'ordine slovene. L'obiettivo è, appunto, tenere sotto controllo la fascia confinaria delle provincie di Trieste e Gorizia, sul versante italiano, e di Koper e Nova Gorica, su quello sloveno.
Nei giorni scorsi Salvini aveva già fatto trapelare qualcosa. "Se non si riuscisse a interrompere il flusso d'ingresso via terra dalle frontiere orientali non escludiamo alcun tipo di intervento compreso quello di barriere fisiche". Nelle ultime settimane si erano, infatti, moltiplicati i gruppi di immigrati clandestini beccati dalle nostre forze dell'ordine dopo aver varcato illegalmente il confine. Sono tutti disperati che battono la rotta balcanica per raggiungere il nostro Paese e poi spingersi nel cuore dell'Europa. Per il momento si tratta di numeri ancora contenuto ma, come spiegava nei giorni scorsi Fausto Biloslavo sul Giornale, in Bosnia sono bloccati almeno 6mila immigrati che da un momento all'altro potrebbero decidere di riprendere il cammino verso il Belpese. "Ci aspettiamo un'intensificazione dei flussi nei prossimi mesi", confermano dal governo sloveno. Per evitare un'altra ondata, come era stato nel 2015, al Viminale si sono messi subito a lavorare a un piano d'azione che servirà a blindare la frontiera est e che prevede, in casi estremi, anche di usare grate metalliche, filospinato, droni e hotspot.
"Passiamo dalle parole ai fatti", spiega Salvini che in queste ore è impiegato a gestire l'assalto del capitano della Sea Watch, Carola Rackete. "Dopo aver chiuso i porti, riducendo gli sbarchi dell'85 per cento rispetto a un anno fa, ora sigilliamo le frontiere a est - spiega - dimostra la serietà delle nostre intenzioni: collaborare con altri paesi europei per fermare l'immigrazione clandestina è possibile". Presto il titolare del Viminale incontrerò il governatore del Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, per studiare "ulteriori soluzioni". Nel frattempo, però, il personale della Polizia di frontiera italiana e slovena inizieranno già a operare sul territorio per evitare nuovi ingressi illegali. "Il protocollo sottoscritto nei giorni scorsi tra i direttori dell'Immigrazione e delle Frontiere dei due paesi - fanno sapere al Giornale.it fonti del Viminale - si fonda sulle positive esperienze di analoghe forme di cooperazione transfrontaliere già avviate dal Dipartimento della Pubblica sicurezza, con le Autorità di Polizia di altri paesi confinari quali l'Austria, la Svizzera e la Francia". L'accordo consentirà di rafforzare attività di contrasto all'immigrazione irregolare lungo la cosiddetta "rotta balcanica" che, da qualche tempo, è interessata da una ripresa dei flussi migratori che, attraverso la Bosnia Herzegovina, la Croazia e la Slovenia, giungono appunto in Friuli-Venezia Giulia.
Per il momento il Viminale proverà a bloccare gli ingressi attraverso i servizi di pattugliamento misto, ma non è detto che in futuro non possa adottare misure più dure. Come appunto l'ipotesi di mettere in piedi una "barriera fisica" lungo il confine. D'altra parte è stato lo stesso Salvini a rivelare che ha già "dato mandato agli uffici di studiare tutte le soluzioni legalmente consentite".
Il modello a cui guarda è il "muro" costruito dal premier ungherese Viktor Orbàn per arginare la stessa rotta balcanica. Il messaggio che è partito dal ministero dell'Interno è, dunque, chiaro. E l'obiettivo è ottenere gli stessi risultati incassati con la chiusura dei porti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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