I sentieri segreti dei migranti per bucare i confini italiani

I clandestini puntano sulla rotta balcanica. Raddoppiati gli arrivi dal confine orientale: "Nei boschi nessuno ci vede"

I sentieri segreti dei migranti per bucare i confini italiani

Di sentieri nascosti, stretti, quasi invisibili ne esistono centinaia. Forse migliaia. I migranti che attraversano la rotta balcanica li battono di giorno e di notte. Dormono tra le rocce del Carso, sopra Trieste. Poi all'alba raggiungono la città. Lungo il confine che divide il Friuli Venezia Giulia dalla Slovenia, gruppi di immigrati valicano la frontiera per chiedere asilo all'Italia. "Li vedo tutte le mattine sulla strada", racconta Michela che vive a Basovizza. "Arrivano centinaia di persone ogni giorno".

Della vecchia "zona franca" tra Italia e Jugoslavia è rimasta solo una breve striscia senza alberi. "Un tempo i militari titini presidiavano l'area", ricorda qualcuno. "Oggi nessuno controlla". Nei primi cinque mesi del 2019 sono stati fermati 652 migranti, cui vanno aggiunti gli oltre 200 identificati nel mese di giugno. Sono già il doppio dei 446 registrati l'anno scorso, sintomo di una rotta che sta tornando ad essere florida. "Non basta chiudere i porti", sospira un abitante. Gli stranieri sbarcano in Grecia, attraversano l'Albania, il Montenegro, la Bosnia, la Croazia e la Slovenia. I relativi governi dovrebbero identificarli e accoglierli, ma qualcuno sfugge o c'è chi finge di non vederli (guarda il video).

Arrivati al confine imboccano i sentieri boschivi che collegano la Slovenia all’Italia. Gli ultimi giorni di viaggio si consumano lì, nascosti tra gli alberi come fantasmi nel buio della notte. "In Croazia molti di noi sono stati picchiati", dice Omar ripetendo più volte il gesto delle bastonate. Lo incontriamo alle prime luci dell'alba poco oltre il confine di Pesek. Cammina sulla statale verso Trieste con altri sette algerini. Il viaggio è stato duro, ma senza intoppi nell'ultimo tratto: “Qui è difficile essere presi - spiega - Passiamo nei boschi, al buio, in montagna. Nessuno può vederci”.

La polizia italiana pattuglia il retrovalico, ma è impossibile chiudere tutti i buchi di un groviera. Vale a Tarvisio come a Gorizia. Ma soprattutto a Basovizza, Pesek e Dolina. I migranti sbucano a ripetizione dalle "carrarecce" e una volta nel Belpaese rimandarli indietro è complicato.

Omar e i gli altri irregolari vengono bloccati dalla polizia poco prima dell'ingresso in città. "Fate silenzio e mettetevi lungo il muro", intima un agente. I migranti si siedono, non reagiscono. Non sembrano neppure preoccupati. Vengono perquisiti, caricati su un furgone e trasportati negli uffici delle forze dell'ordine. Qui inizia la "lunga trafila" frutto delle lacunose regole europee e di accordi bilaterali incompleti. "Li fotosegnaliamo e poi decidiamo cosa farne", confida un agente. La riammissione a Lubiana è possibile entro 24 ore, visto che sono stati beccati entro i 10 km di retrovalico. Ma ci sono alcuni "però": "Bisogna vedere se chiedono asilo e poi la mole di carte è immane".

I migranti conoscono le carenze delle politiche migratorie Ue. E le sfruttano. Appena superato il confine si cambiano i vestiti e trasformano i boschi in un cimitero di indumenti. "Lo fanno per evitare che l'Italia trovi la prova del loro passaggio in Slovenia - aggiunge Alessio Edoardo, segretario generale provinciale dell'Fsp Polizia - Altrimenti rischiano il rimpatrio".

Per chi non viene intercettato dalle pattuglie e riesce a raggiungere Trieste, il primo pensiero è ottenere i permessi per rimanere in Europa. Alcuni si autodenunciano in questura, altri si presentano alla polizia ferroviaria o negli uffici della frontiera marittima. Domandano asilo politico. Un'accoglienza che - volenti o nolenti - a quel punto siamo quasi sempre obbligati a concedere.

L'unico modo per evitare che sia l'Italia a farsene carico, infatti, è bloccare i migranti prima della frontiera e lasciare che sia Lubiana ad occuparsene.

Matteo Salvini ipotizza la costruzione di un muro in stile Viktor Orban, il governatore leghista Fedriga si dice pronto a fare "tutto il necessario" per fermare gli ingressi irregolari. Basterà? "Non so come andrà a finire", confida Omar. "Io intanto sono arrivato. Inshallah".

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