Il doppio conflitto di Costamagna, il prodiano ai vertici di Cdp

Il prodiano presidente di Salini Impregilo e consulente di Vodafone ai vertici di Cassa Depositi e prestiti

Il doppio conflitto di Costamagna, il prodiano ai vertici di Cdp

Ormai ha la nomina in tasca, non c'è che dire. E così l'ascesa di Claudio Costamagna, banchiere prodiano con trascorsi in Goldman Sachs che il governo vuole piazzare alla presidenza della Cassa depositi e prestiti, a quanto pare sta scatenando le attese.

Sarà per questo motivo che Salini Impregilo, il gruppo delle costruzioni che presiede da qualche anno, ha avuto fretta di aggiornare il curriculum di Costamagna qualificandolo «presidente di Cdp». E pazienza se il Consiglio di amministrazione della Cassa, controllata all'80% dal Tesoro, non si è ancora tenuto (è previsto per domani) e non è stata convocata l'assemblea per le nomine. Ormai il premier Matteo Renzi l'ha pubblicamente designato.

Ma la poltrona di presidente, che al momento Costamagna occupa in Salini Impregilo, a ben vedere non colloca il banchiere in una posizione da trionfo dell'opportunità. Per quale motivo? Semplice, perché Salini Impregilo in determinati casi si trova (e in futuro potrà trovarsi) a costruire opere messe a gara da enti locali che vengono finanziati a tale scopo dalla stessa Cassa depositi e prestiti. C'è un esempio, peraltro molto recente, che spiega bene la questione. Il gruppo delle costruzioni si è aggiudicato tempo fa, in associazione con altri operatori, l'esecuzione della linea 4 della metropolitana di Milano. Opera il cui valore complessivo è stimato in 1,8 miliardi di euro, parte dei quali derivanti da fondi pubblici. Tra questi ultimi ci sono più di 200 milioni messi a disposizione proprio dalla Cassa depositi. Insomma, Costamagna è al vertice di un colosso che costruisce opere di enti locali finanziati dalla medesima Cassa che il banchiere si appresta a presiedere.

Ma il manager può stare tranquillo, perché in questa situazione di piede in due staffe ha un illustre predecessore. Si prenda il presidente uscente della Cdp, ovvero l'ex ministro Ds Franco Bassanini: ancora oggi è presidente del Consiglio di sorveglianza di Condotte, altro gruppo di costruzioni che in questi anni si è trovato a eseguire opere per le quali gli enti locali sono stati finanziati dalla Cassa (si pensi ad alcuni tratti della Salerno-Reggio Calabria). Per carità, nessuno vuole dire che Costamagna metterebbe automaticamente bocca in queste pratiche. Così come nessuno, per il passato, vuole insinuare lo stesso per Bassanini. È evidente a chiunque, però, che il doppio incarico collocherebbe il banchiere su un terreno a dir poco sdrucciolevole.

Ma dal recentissimo passato di Costamagna spunta un altro incarico tale da non inserire la sua nomina al vertice della Cdp nei manuali di opportunità. Si dà infatti il caso che fino a pochissimo tempo fa il banchiere abbia fatto il consulente di Vodafone. E cosa aveva a oggetto la consulenza per il colosso tlc? La banda larga, ovvero proprio il delicatissimo settore al cui sviluppo dovrà attendere la Cassa depositi presieduta da Costamagna.

Anche qui, avremo un presidente della Cdp che fino all'altro ieri era consulente di un operatore tlc che ora avrà come controparte. Chissà cosa ne pensano gli altri big telefonici. Una cosa è certa: siamo di fronte all'ennesimo groviglio nella stagione di nomine targate Matteo Renzi e giglio magico.

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