La madre è la nostra immagine simbolica dell'amore che ci protegge dalla precarietà dell'esistenza durante i primi mesi di vita. Diventa, poi, la figura di riferimento dell'educazione e, ancora, di un amore che ci aiuta a camminare con le nostre forze sulla strada della vita. Madre e amore, madre e sacrificio per il figlio, madre per ritrovare un approdo nel tormento dell'esistenza sono relazioni difficili da sciogliere. La madre ama comunque; si ama la madre comunque
Questa semplice verità si dà per scontata, è un rapporto che costruisce il nostro essere al mondo. Diventa perciò sorprendente quando questo rapporto lo troviamo in pezzi, frantumato dalla vita vera. Non può essere, ci diciamo, che una madre rompa la relazione affettiva col figlio: non vogliamo crederci, perché scalfisce la nostra più elementare sicurezza esistenziale.
Invece la cronaca diventa impietosa. Con assoluta razionalità, la donna indiana uccide i suoi due figli neonati, uno dopo l'altro, uno un anno dopo l'altro, perché la infastidivano. Una pazza, si dirà.Troppo semplice esprimersi così per giudicare così.
Medea è una figura del mito classico tra le più oscure, complesse, bivalenti. Non è un caso che la genialità di Pasolini ripensi cinematograficamente la tragedia di Euripide, Medea, e che sia un mito moderno a interpretarla, Maria Callas.
Chi è Medea? È la madre che per vendicarsi del tradimento di Giasone suo sposo, da lui abbandonata per un'altra donna, arriva uccidere i figli avuti dal loro amore, per vendetta.Il mito ci ricorda che una madre può consapevolmente uccidere i suoi figli, e che il nostro desiderio di ancorarci all'amore materno come riferimento vitale della nostra esistenza, è tragicamente illusorio.
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