Il compagno di corsa di Alex: "Strade da chiudere"

Enrico Fabianelli faceva parte della comitiva. La storia di Manolo, che porta avanti da solo la corsa

Il compagno di corsa di Alex: "Strade da chiudere"

Un uomo solo si trascina sull'asfalto dell'Abruzzo. Procede solo. Con i suoi pensieri carichi di inquietudine, ma anche con quel senso profondo di appartenenza. Lui era qui per Alex Zanardi, e per lui si è rimesso in viaggio. Ma la sua assenza non solo la si avverte, la si vede. Lui pedala con le sue braccia verso una meta che pare essere remota, irraggiungibile, nella solitudine più totale. «Se non c'è Alex è dura...», ci dice Mario Valentini, 78 anni, da venti selezionatore azzurro della nazionale paralimpica di ciclismo, con al suo attivo la bellezza di 87 titoli mondiali.

L'uomo solo al comando è Manolo Simeoni, classe 1987, nato a Colleferro alle porte di Roma, esperto di social media marketing e comunicazione digitale. Definisce la «natura» come la sua più grande passione ed è sempre stato uno sportivo appassionato: calciatore fino a 19 anni, ha praticato pesca e snowboard, ma è soprattutto la mountain bike che gli ha dato le più grandi soddisfazioni. Un incidente a 30 anni l'ha costretto sulla sedia a rotelle, proiettandolo verso il mondo paralimpico, accettando la sfida di «Obiettivo3» in sella a un'handbike.

Mentre Zanardi lotta per la sopravvivenza all'ospedale di Siena, Manolo ha proseguito ieri la staffetta della speranza per le città italiane. Laura Roccasalva, testimonial dell'Associazione SuperAbile Viterbo, a Forca d'Acero ha passato il testimone a Manolo, il quale ha raggiunto Lago di Villetta Barrea, nel cuore del Parco Nazionale d'Abruzzo. «È stata dura, ma era giusto arrivare fin qui. Era giusto farlo prima, ancor più adesso», ha detto Manolo al termine di questa scalata di 20 km.

Solo, su questa stupenda strada che puntava verso il cielo e un lago sullo sfondo che si confonde con il paradiso. Con lui, ieri, due angeli custodi: Mario Valentini, ct azzurro e Gianni Fratarcangeli per l'assistenza tecnica. Due macchine: una davanti e l'altra alle spalle, a proteggere questo ragazzo che aveva il compito di non fermare questa iniziativa che aveva voluto fortemente Alex.

Manolo ha proseguito il proprio cammino scortato, anche se per questo tipo di pedalate non è necessario avere nessuno al seguito, anche se è raccomandabile, per via della scarsa visibilità dei mezzi utilizzati.

La questione sicurezza è l'argomento del giorno. Ieri ne ha parlato anche Enrico Fabianelli, 36 anni, appassionato ciclista di Castiglion Fiorentino (Arezzo), una diagnosi di sclerosi multipla nel 2010 e 15 anni ininterrotti in bici, che venerdì faceva parte della comitiva Zanardi.

«Noi vedevamo la staffetta come una tranquilla pedalata tra amici e dunque non c'era necessità di chiudere la strada, anche perché la pedalata non era competitiva ha detto -. Queste cose purtroppo succedono: è la fatalità. Forse in futuro però le strade andranno chiuse comunque».

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