Il calendario delle consultazioni dei quattro saggi per il vertice di Confindustria non è stato ancora definito in quanto manca ancora il via libera alle quattro candidature. Ieri era previsto che i tre saggi Mariella Enoc, Andrea Moltrasio e Ilaria Vescovi, insieme al Consiglio di indirizzo etico e al Collegio speciale dei probiviri, avrebbero dovuto iniziare già le consultazioni a Milano e a Bologna. La prossima settimana era prevista la visita a Torino, e Roma a fine mese. Oggi potrebbe essere comunicato il nuovo calendario, ma l'allungamento dei tempi rende il condizionale d'obbligo. Il clima di tensione è determinato dalla frammentazione delle candidature con quattro nomi in campo (Edoardo Garrone, Antonio Gozzi, Alberto Marenghi, Emanuele Orsini). L'idea dei saggi era quella di ridurre già inizialmente a tre il numero dei partecipanti: la scrematura da parte dei tre e dei 22 componenti complessivi dei probiviri e del consiglio di indirizzo etico rende la procedura farraginosa. Questo non toglie che si intenda giungere al consiglio generale del 4 aprile con un confronto a due in modo da rendere l'assemblea privata del 23 maggio una tranquilla passerella. Si partirà dai numeri registrati in fase di presentazione delle candidature: Emanuele Orsini, ad di Sistem Costruzioni e di Tino Prosciutti nonché vicepresidente di Confindustria per il credito e il fisco, avrebbe presentato 49 firme sui 182 componenti del consiglio generale. Seguito da Edoardo Garrone con 43 firme e Antonio Gozzi, presidente Duferco Italia, con 34 firme. Fortemente distaccato con 23 preferenze Alberto Marenghi, ad di Cartiera Mantovana. Proprio il ritardo rispetto ai competitor, secondo alcune fonti, starebbe inducendo Marenghi a compiere un passo indietro. Un gesto che sarebbe clamoroso considerato che Assolombarda, che oggi esprime il presidente con Carlo Bonomi, perderebbe il proprio «candidato» e i suoi voti probabilmente passerebbero a Garrone, esponente dell'establishment.
C'è però qualche problema di conflitto di interessi e non riguarda solo il cumulo di incarichi in Erg e gruppo 24 Ore (posizione cui potrebbe ambire Bonomi a fine mandato). Erg, infatti, è attiva nel settore delle energie rinnovabili come l'eolico, il solare e l'idroelettrico. Si tratta di comparti nei quali le concessioni per l'installazione degli impianti sono di competenza di Comuni e Regioni, senza contare che la strategia energetica nazionale, che determina il mix tra le diverse fonti di approvvigionamento, è di competenza del ministero dell'Ambiente, ossia del governo. Essere titolari di un business che, per certi versi, è regolato dallo Stato potrebbe generare qualche imbarazzo nel caso in cui Garrone fosse eletto. Un concessionario pubblico sarebbe in grado di far sentire efficacemente la propria voce? L'interrogativo, per il momento, è senza risposta.
Nelle ultime settimane, tuttavia, le polemiche tra i candidati alla presidenza di Viale dell'Astronomia hanno riguardato anche il tema dell'«italianità».
San Quirico spa, la cassaforte delle famiglie Garrone-Mondini, controlla il 62,5% di Erg attraverso SQ Renewables spa che è partecipata al 35% dal fondo australiano Ifm Investors che ha acquisito la partecipazione per un miliardo di euro e che, tramite Aleatica SAU, è già presente nel nostro Paese con una quota del 21,9% dell'Autostrada Brebemi. Analoghe rimostranze sono state mosse ad Antonio Gozzi in quanto la maggioranza della holding Duferco Trading è dei cinesi di Hebei Steel con il 51% ormai da dieci anni.
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