Confindustria lancia l'allarme. Persi 500mila posti di lavoro

Bonomi: "È solo una stima". Ma le regole di Natale cancellano 10 milioni di turisti. E i ristori sono minimi

Confindustria lancia l'allarme. Persi 500mila posti di lavoro

Con il Natale in versione ridotta, stretto tra i rischi della pandemia e le limitazioni decise dal governo, a soffrire non saranno solo tradizioni e famiglie. Il blocco dei trasferimenti tra le Regioni e, ancora di più, quello dei movimenti tra Comuni farà perdere alle strutture turistico-ricettive 10,3 milioni di turisti, soprattutto quelli italiani. Confturismo Confcommercio ha stimato che non usufruiranno di strutture e servizi turistici 6,4 milioni di italiani e 3,9 milioni di stranieri. Avrebbero speso non meno di 8,5 miliardi di euro, stima la confederazione degli esercenti.

Cifra che considera solo il turismo e che rende bene l'idea di quanto siano insufficienti le risorse messe in campo dal governo per tamponare le conseguenze economiche della seconda ondata.

Il tema delle risorse scarse o poco mirate è destinato a tenere banco nei prossimi mesi. Già nei giorni scorsi i giornali economici tedeschi - sulla scorta delle difficoltà politiche dell'Italia - hanno criticato l'inefficacia delle misure del governo.

Ieri la Cgia di Mestre si è concentrata sul decreto Ristori e ha calcolato come i trasferimenti dello Stato a professionisti e aziende colpite dalla crisi coprano a stento il 25% delle perdite. «Lo sforzo economico messo in campo dal governo Conte non ha precedenti. Dall'inizio della crisi pandemica fino a oggi, le risorse direttamente a sostegno delle imprese italiane ammontano a circa 35 miliardi di euro. Nonostante ciò, questi aiuti sono stati, per la gran parte dei destinatari, del tutto insufficienti», spiega il coordinatore dell'Ufficio studi Paolo Zabeo, secondo il quale «non è pertanto da escludere che almeno 350mila piccole e micro aziende di questi settori chiuderanno definitivamente la saracinesca entro la fine di questo mese, lasciando senza lavoro almeno 1 milione di addetti».

Bilancio negativo delle politiche pubbliche anche per un'altra associazione imprenditoriali. Unimpresa ha calcolato che la cifra effettiva che il governo ha destinato alle misure per far fronte alle conseguenze del Covid, nell'ambito delle nuove spese a carico del bilancio pubblico inserite nella manovra per il 2021, sono appena 7 miliardi di euro, su 79,2 miliardi complessivi, in tre anni, quasi tutti, ovvero 6,8 miliardi, concentrati nel prossimo anno e altri 210 milioni nel biennio 2022-2023

Per la riforma fiscale ci sono 3 miliardi di euro il prossimo anno e 18 complessivi nel 2022. «I dati dimostrano che il governo guidato da Giuseppe Conte non è in grado di gestire l'emergenza e che l'anno prossimo andremo incontro a un disastro economico», commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara.

Torna a criticare il governo anche il presidente di Confindustria Carlo Bonomi: «Ad oggi si sono persi circa mezzo milione di posti di lavoro dall'inizio della crisi. Non sono solo le nostre stime, ma anche di altri. Speriamo - sottolinea - di essere smentiti, è una delle volte in cui speriamo che i nostri numeri siano sbagliati».

Bonomi auspica la fine del blocco dei licenziamenti, «perché vorrebbe dire aver superato fase più acuta crisi pandemica facendo ripartire il Paese».

Pollice verso sul nuovo interventismo statale: «Lo Stato negli ultimi decenni non ha dimostrato di essere un grande industriale, perché dove è entrato in quota di maggioranza non ha portato risultati positivi». L'auspicio è che le imprese siano coinvolte maggiormente nelle decisioni.

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