Ieri gli aggiornamenti «in diretta tv» del governatore Luca Zaia hanno squarciato il velo su uno scenario inquietante. Che, se risulta tale in una regione come il Veneto all'avanguardia nella lotta al Covid, figuriamoci nel resto del Paese.
Le parole di Zaia evidenziano almeno quattro gravi criticità: 1) l'impossibilità di dare corso alle «sospensioni» previste per il personale sanitario che rifiuta di vaccinarsi, perché ciò rischierebbe di mandare in crisi l'operatività degli ospedali; 2) la mancanza di norme chiare rispetto ai profili, (giuridici e sindacali) che regolamentano il rapporto di lavoro tra azienda sanitaria e medici e infermieri no-vax; 3) la presenza quasi totale dei pazienti ricoverati in terapia che risultano tutti non vaccinati. «Dieci giorni fa - sottolinea Zaia - avevamo una giornata con 40 nuovi casi, oggi 669, un +150% di casi. Sono quasi tutti asintomatici. Qual è il rischio? Quello vero è che i giovani asintomatici possano contagiare genitori non vaccinati. Dei ricoverati in terapia intensiva solo uno era vaccinato con una sola dose, gli altri non erano vaccinati. Su 160 pazienti ricoverati che abbiamo monitorato, 144 non erano vaccinati, 16 con una dose, con due dosi non ce n'era nessuno». E poi: «La variante Delta è oggi predominante. Un dato: su 280 campioni sequenziati, 226 sono Delta e 22 Alfa (inglese). L'Rt è 1,6 in Veneto». Ma, per certi versi, l'aspetto più paradossala è quello dei medici che dovrebbero curare i malati di Covid, ma hanno la pretesa assurda di farlo senza sottoporsi («per una questione di libera scelta») alla vaccinazione. Casi sporadici? Tutt'altro. Fino al mese scorso i camici bianchi «oppositori» erano 45mila. Nei loro confronti le aziende sanitarie avrebbero dovuto avviare le «procedure per la sospensione». Ma privarsi di 45 mila professionisti tra medici e infermieri significherebbe - e le parole di Zaia lo confermano - mettere a repentaglio la piena funzionalità degli ospedali proprio nel momento in cui ne serve invece la massima efficienza. E allora non c'è da meravigliarsi se 45.753 operatori sanitari attualmente non vaccinati, la percentuale delle pratiche di «procedimento di sospensione» riguarda solo il 2,36% del totale. Insomma, l'ennesima riprova di come alle «minacce» non si vogliano - o meglio, non si possano - far seguire i fatti concreti. Emblematica la resa del governatore Zaia: «Le sospensioni dei sanitari che non si sono ancora vaccinati sono state congelate perché manca personale per sostituirli».
Ma a soffrire non è solo il comparto sanitario.
Ieri i gestori delle discoteche hanno presentato ricorso al Tar contro la decisione del Consiglio dei ministri di mantenere chiuse le piste da ballo. In questo settore sono 2.500 le imprese per un totale di 50 mila dipendenti e un fatturato complessivo di 5 miliardi di euro (nel 2019). Dal 2020, invece, zero incassi e tutti disoccupati.
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