Sarebbero almeno 30 gli scrutatori che avrebbero favorito l'elezione di un consigliere Pd, sfruttando le tessere elettorali di anziani e defunti. L'inchiesta di Digos e Procura che ha spento per sempre la stellina democrat under 30 Antonino Castorina rischia di travolgere Consiglio e giunta comunale. Già, perché anche la conferma del sindaco, vincitore al ballottaggio, potrebbe essere stata agevolata da questo mercato delle tessere elettorali: un meccanismo consolidato, è la convinzione degli inquirenti, che ha reso possibile duplicare diverse tessere elettorali, senza alcun controllo né verifica, di ignari elettori anziani. A confermarlo ai pm nei giorni scorsi sarebbe stato Carmelo Giustra, uno dei tanti presidenti di seggio la cui nomina sarebbe stata pilotata dallo stesso Castorina. Nelle sei, otto sezioni incriminate - secondo i calcoli della Gazzetta del Sud - dei 1.510 voti suddivisi in 218 seggi Castorina ne avrebbe presi in media 36 voti contro una media di circa 6 nelle altre sezioni. Tanto che per i pm il risultato elettorale di Castorina sarebbe stato «dopato» dai voti di anziani infermi e morti. Da qui le indagini su altri 29 scrutatori. Di duplicati di certificati elettorali ne sarebbero stati richiesti almeno 300. L'occhio dei pm si è soffermato sulla sezione 184: siamo nel quartiere Archi Cep, ad altissima densità mafiosa. A questo seggio Giustra sarebbe arrivato «sponsorizzato» da Castorina in qualità di delegato dal sindaco, che in realtà per il suo presunto complice aveva indicato un'altra sezione, la 172, dove però il presidente designato si era regolarmente insediato. Proprio dalla sezione 184, tra il primo e il secondo turno, erano partite le denunce sull'uso di matite non copiative di Klaus Davi, il giornalista antimafia che ha raccolto il 4,8% alle Comunali risultando (a sorpresa) non eletto.
Non c'è solo l'incubo commissariamento ad aleggiare sulla città. Nei giorni scorsi si è scoperto un giro di marche da bollo taroccate da alcuni dipendenti comunali infedeli. Ha fatto scalpore la decisione di dare l'appalto per il Covid hotel a un imprenditore formalmente in regola ma che la procura considera vicino alla 'ndrangheta.
E un importante politico di centrosinistra avrebbe omesso di rendere pubblica una parentela ingombrante con uno storico casato di mafia. «Voti taroccati, parentele con killer, carte da bollo manipolate, appalti affidati ad amici dei mafiosi», dice al Giornale Davi: «Cosa aspettano per tornare a votare?».
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