Conte in crisi di nervi. Paga pure i sondaggi per restare al potere

Il premier osserva le consultazioni da esterno col timore di essere scalzato da Fico o Draghi

Conte in crisi di nervi. Paga pure i sondaggi per restare al potere

Dal fortino di Palazzo Chigi Giuseppe Conte controlla quel che accade tra il Quirinale e Montecitorio, nelle vesti di convitato di pietra delle consultazioni. Telefona, si consulta con i più stretti collaboratori, con i ministri e con i leader della sua maggioranza, chiede resoconti puntuali sui colloqui con Mattarella, soppesa attentamente tutte le dichiarazioni ufficiali, non senza nervosismo, perché di fatto al momento Conte è un osservatore esterno. Non è una posizione comoda perché non può controllare il gioco e anche se i partiti della sua maggioranza a parole cercano un'intesa sul suo nome, il gioco può sfuggirgli di mano in un istante, il consenso dei partiti potrebbe convergere su altri nomi (a partire dello stesso Fico, che sta conducendo le trattative) e Conte ritrovarsi col cerino in mano (e senza più poltrona). L'ultima dichiarazione pubblica di Conte è datata 26 gennaio, il giorno delle dimissioni, con un post sui social dove si appella alle «voci che hanno a cuore le sorti della Repubblica», cioè ai senatori e ai partitini che potrebbero rimpinguare la sua zoppicante maggioranza e permettergli di restare al potere, suo grande desiderio. Questo silenzio ufficiale non significa ovviamente che Conte, e i suoi fidati, non stiano lavorando dietro le quinte per il Conte ter, operazione possibile ma per niente scontata. Nel gioco contano hanno un peso le notizie che si fanno filtrare, fronte su cui Palazzo Chigi è impegnato, sotto la regia di Rocco Casalino, il portavoce tuttofare del premier dimissionario. Una parte consiste nello smentire le ricostruzioni che potrebbero danneggiare l'immagine di Conte e favorire l'ascesa di altri nomi. Uno in particolare suscita preoccupazioni ed è quello di Mario Draghi, una personalità di altissimo profilo che potrebbe catalizzare, a differenza di Conte, un vasto consenso anche di una parte dell'opposizione in Parlamento. La linea che deve filtrare secondo gli strateghi di Conte è: o lui o il voto. Le urne sono infatti l'incubo per il 90% dei parlamentari quindi Conte vuole agitarle come una minaccia sperando che così il suo nome appaia come l'unica soluzione per evitarle. Palazzo Chigi si affretta quindi a smentire seccamente tutti i retroscena che contemplino, attribuendolo direttamente a Conte, l'idea di poter traslocare da lì (magari per diventare ministro degli Esteri) e lasciare il posto di premier a qualcun altro, come Draghi. Tutte ricostruzioni «destituite di ogni fondamento e veridicità», scrive in una nota lo staff di Conte, il quale osserva invece «riserbo e silenzio come «doveroso e rispettoso ossequio alla delicata situazione politica che sta vivendo il nostro Paese ma anche al lavoro che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il presidente della Camera Roberto Fico stanno svolgendo in questi giorni». Un riserbo che non impedisce a Palazzo Chigi, però, di commissionare sondaggi che possano aiutare l'avvocato di Volturara Appula ad acciuffare il terzo giro al governo. Come quello che sarebbe stato affidato alla Ipsos e pagato da Palazzo Chigi, per cui Conte risulterebbe il leader più amato in Italia, seguito da Roberto Speranza, e molto più in basso Renzi. Attacca il deputato di Italia Viva Michele Anzaldi: «È un gravissimo abuso che sconfina nel danno erariale.

La presidenza del Consiglio non può commissionare sondaggi politici e partitici ma solo sull'attività di governo. Mai nella storia della presidenza del Consiglio si era assistito ad un tale uso personalistico di risorse pubbliche, è urgente che se ne occupino l'Anac e la Corte dei Conti, presenterò un esposto».

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