«Ma Conte a che gioco sta giocando?» Questa è la domanda che si fa un'importante fonte interna al M5s parlando del voto nelle città in programma tra un mese. Alla vigilia della prima tornata elettorale con Giuseppe Conte come leader, il Movimento è attraversato da tensioni sotterranee. Chi gestisce da sempre le operazioni sui territori non si fida dei nuovi vertici contiani, i parlamentari che fanno da raccordo tra il centro e la periferia non sanno come spiegare la ritirata dalle urne. Anche qualche big manifesta, privatamente, dubbi e perplessità. Come anticipato dal Giornale il 10 agosto scorso, la strategia dell'ex premier è basata sulla fuga. In troppi comuni, grandi e piccoli, gli elettori non troveranno il simbolo grillino sulla scheda. E dove non c'è un accordo con il Pd la corsa sarà poco più che di testimonianza. Arriviamo quindi a Roma, una delle sfide più importanti del 3 e 4 ottobre. Nonostante tra i due la tensione sia alta e i rapporti ai minimi termini, in mattinata Conte si presenta a San Basilio, periferia romana, per presentare le liste del M5s insieme a Virginia Raggi. Da una delle zone più difficili della città la Raggi rivendica: «Sono qui perché mi chiamano la sindaca delle periferie». Ben assestato il colpo allo sfidante del Pd Roberto Gualtieri: «Quando era ministro non ha dato un euro alla Capitale». Conte, pressato dalle voci sugli accordi sottobanco con Gualtieri, pattina. «Con Roberto ho un ottimo rapporto personale, era il mio ministro dell'Economia, abbiamo lavorato molto bene insieme, ciò non toglie che Virginia va sostenuta in questo momento», dice il presidente del M5s.
Le voci corrono. C'è delusione anche per la mancata corsa nel collegio di Primavalle, che all'inizio sembrava appannaggio di Conte. Dai territori al Parlamento in tanti si stanno convincendo che il neo presidente stia sabotando la partita del Movimento. «Se facciamo flop non gli dispiace, anzi», si sfoga un parlamentare. Una strategia solo in apparenza votata all'autodistruzione. Perché, spiegano ancora fonti del M5s, «dopo una débâcle alle comunali potrebbe far uscire qualcuno dei suoi a dire che la sconfitta è stata colpa del fatto che siamo al governo con Draghi». A dargli manforte da fuori potrebbe arrivare Alessandro Di Battista, ansioso di rientrare in campo. Anche l'ex premier è descritto come impaziente di tornare a Palazzo Chigi, magari alla guida di una federazione con il Pd. Perciò Conte scommette sulla vittoria del centrosinistra nelle città. La speranza dell'avvocato è che un risultato importante alle comunali spinga Enrico Letta verso le urne nel 2022 e lontano da Draghi. Mentre a livello interno lo scopo è il processo alla linea «governista».
In quella che sarebbe una critica alle posizioni filo-governative del Garante Beppe Grillo, con il quale la resa dei conti è stata solo rinviata. Rientra in questa ottica l'incontro chiesto dal leader pentastellato al ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani. Grillo lo aveva sponsorizzato, Conte vuole colpirlo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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