Atmosfera infuocata alla Camera dei deputati. Durante il question time sulla crisi mediorientale, il leader pentastellato, Giuseppe Conte (foto), attacca il governo sulla posizione assunta il 27 ottobre all'Assemblea generale dell'Onu definita «pilatesca» e «codarda» (il voto di astensione dell'Italia sulla richiesta di tregua umanitaria). E in buona sintesi chiede al governo di bloccare la vendita di armi a Israele, ricordando che una legge italiana vieta la vendita di armi a Paesi in guerra. Peccato che proprio un pentastellato, l'eurodeputato Fabio Massimo Castaldo, sbugiardi il suo capo e attacchi a sua volta: bene chiedere lo stop alla vendita di armi a Israele ma c'è chi continua a vendere armi ai Paesi arabi che poi riforniscono proprio Hamas. «Così come non vorremmo che le bombe su Gaza fossero italiane - sottolinea Castaldo - non dovremmo neanche volere che i missili o i proiettili sparati sui civili innocenti di Israele avessero alcun legame con il nostro Paese».
Le parole di Conte sono considerate «inaccettabili» da Antonio Tajani. Quell'astensione all'Onu Conte la definisce «un atteggiamento codardo che allontana l'Italia dal tradizionale ruolo di protagonista di dialogo nel Medio oriente». «I codardi non siedono certo sui banchi di questo governo - è la dura replica del ministro - qui non c'è nessun codardo e la prego di utilizzare un linguaggio più consono da parte di un uomo che è stato presidente del Consiglio».
In serata una nota di Forza Italia ricorda che il governo Meloni ha già interrotto la vendita di armi a Israele e che nel 2023 «sono state concesse soltanto licenze per 9,9 milioni di euro». Ben altra cosa - sottolinea il comunicato del partito di Tajani - ha fatto il governo nel 2019 e 2020, «con vendite» che hanno superato «i 28 e 21 milioni di euro». Quando, cioè, era premier Conte. Ma dallo staff del leader pentastellato arriva in serata una precisazione. «Il riferimento nella replica al ministro Tajani - recita la nota - era ad armi prodotte da aziende private italiane e vendute a Israele dietro autorizzazione del Ministero degli Esteri.
Due cose completamente diverse. Oggi Israele è formalmente in stato di conflitto e questo cambia radicalmente lo stato delle cose perché in Italia esiste una legge - la 185 del 1990 - che vieta la vendita di armi a Paesi in guerra».
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