"Contesa Starmer-Macron. Ma nessuno invierà i propri soldati al fronte"

L'analista Dario Fabbri: "Trump vuole staccare Cina e Russia. Meglio un nemico che due"

"Contesa Starmer-Macron. Ma nessuno invierà i propri soldati al fronte"
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Arriva la Coalizione dei Volenterosi.

L'Europa va in guerra?

«No - risponde Dario Fabbri, analista geopolitico e direttore di Domino -. Almeno nelle dichiarazioni, nessuno vuol mandare truppe a combattere. E poi, chiariamo subito che i Volenterosi non hanno niente a che fare con l'Unione europea. Ci sono, tanto per cominciare. Canada e Australia».

L'iniziativa l'ha presa Starmer.

«Anche per contrastare, in qualche modo ridimensionare, il supervolenteroso Macron. Il Regno Unito teme la grandeur francese e in qualche modo prova a dirigere le operazioni, resuscitando i Volenterosi che andarono in Iraq. Contemporaneamente manda un segnale agli Usa: ci siamo».

Ok, ma esattamente qual è il compito ?

«Organizzare e gestire la forza di interposizione che dovrebbe assicurare il rispetto della tregua».

Ma la tregua arriverà?

«Tutti la danno per scontata, ormai. Poi, in concreto dobbiamo vedere cosa accadrà. A quel punto, quando finalmente non si sparerà più, la Coalizione potrebbe mandare un proprio contingente».

Non è un'impresa da poco con una linea del fronte lunga 2mila chilometri. Ce la faranno?

«Nessuno in questo momento sa dove si dovrebbe posizionare esattamente una forza di interposizione e nemmeno che consistenza dovrebbe avere».

Giorgia Meloni ha partecipato alla call convocata da Starmer. Un passo in avanti?

«Ha fatto bene a non rimanere fuori. Però i distinguo restano».

Non invierà comunque soldati a Kiev?

«No, se saranno sotto le bandiere della Coalizione, si solo se saranno sponsorizzati dall'Onu. Queste le sue dichiarazioni».

Ma Trump che obiettivi ha?

«Il primo e più importante è staccare la Russia dalla Cina. Trump è preoccupato perché vede che i russi sono diventati i soci di minoranza del sistema cinese e semplifica: meglio trattare con i russi, meglio avere un solo nemico invece di due».

Trump abbandonerà l'Ucraina al suo destino?

«Trump vuole che siano anzitutto gli europei a mandare i soldati a Kiev, ma il presidente ha anche detto che la miglior garanzia per Kiev sarà la presenza di migliaia di lavoratori americani in quelle terre, impegnati nella ricostruzione. Insomma, ci fa capire che l'Ucraina non sarà lasciata sola».

L'Ucraina sarà uno stato vassallo della Russia?

«La Russia ha una politica imperiale, è vero. Ma Kiev, pur perdendo alcuni territori, rimane una democrazia e resta ancorata all'Occidente. Inoltre potrebbe entrare nell'Unione europea. Mosca non ha escluso questa ipotesi, anche se la interpreta a proprio vantaggio: Kiev come cavallo di Troia dentro la Ue in caso di golpe».

Va bene, ma l'Ucraina resterà fuori dalla Nato. Una sconfitta?

«Un attimo. L'Ucraina non è entrata nella Nato, ma la Nato è entrata in Ucraina. La Cia, secondo autorevoli report mai smentiti della stampa americana, ha dodici stazioni in Ucraina che certo non verranno smantellate. Il conflitto verrà congelato, i consiglieri militari resteranno».

Che ne pensa del piano Rearm Europe?

«Ci sono 150

miliardi di euro di debito comune e questo è un passo in avanti. Ma piccolo piccolo. Per il resto l'Europa spinge i singoli stati a spendere per la difesa, non crea un esercito europeo. Purtroppo, siamo ancora all'anno zero».

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