Corsa finale al ribaltone. A Brescia il test decisivo per il centrodestra unito

Nella città-chiave si punta sull'azzurra Vilardi per togliere la guida del Comune ai democratici

Corsa finale al ribaltone. A Brescia il test decisivo per il centrodestra unito

Milano - C'è fiducia nel quartier generale di Paola Vilardi, candidata sindaco di Brescia per il centrodestra. Nel comitato elettorale di piazza Mercato si respira ottimismo in vista del voto di domenica. E non solo perché stasera è fissato il comizio finale di Matteo Salvini. Oltre all'agenda dell'ultimo giorno di campagna elettorale, nell'entourage di Vilardi si notano segnali incoraggianti, che arrivano da indicatori innovativi oltre che dal «polso» della città. Certo all'arrivo in città del leader leghista si affidano grandi speranze. Salvo imprevisti, il discorso di Salvini è previsto per le 20.30 e i militanti bresciani si augurano che lo spazio racchiuso fra i portici del vecchio mercato risulti alla fine insufficiente a contenere tutti. A dispetto delle vicissitudini romane, a queste latitudini il centrodestra viaggia compatto.

Dopo un'iniziale tentazione del Carroccio, la «nomination» per la coalizione che regge la Regione Lombardia è caduta su Paola Vilardi di Forza Italia. Avvocato, ex assessore e presidente del Consiglio provinciale. Una donna esperta, dinamica e capace di muoversi nella politica cittadina. Benvoluta dagli alleati e ben consigliata dal marito, Stefano Saglia, ex An poi Pdl, sottosegretario allo Sviluppo economico nel governo Berlusconi. Il centrodestra ha «remato» unito: cinque liste politiche e una civica, costruita sapientemente. La Lega ha sostenuto la candidata con convinzione, a partire dai big locali Simona Bordonali, deputata, e Fabio Rolfi, assessore regionale. Si è sentita molto la coordinatrice regionale di Fi, Mariastella Gelmini, e a braccetto con la candidata si è vista anche Giorgia Meloni, presidente di Fdi.

Il sindaco uscente, Emilio Del Bono del Pd, ha una sua forza, ma nel centrodestra sperano in un esito simile a quel che si è visto nei capoluoghi lombardi nel 2017: Monza, Como, Lodi, tutti caduti in modo sorprendente sotto il peso di un vento elettorale irresistibile. Le periferie di Brescia spingono per una svolta. E gli amici di Vilardi sperano di aver fatto breccia in un voto cattolico che ha una forza peculiare a Brescia. «Le sensazioni sono molto positive, abbiamo fatto una campagna in crescendo e molto pop - dice Vilardi -, le proposte su famiglia e sicurezza hanno convinto molti». L'ultima scaramuccia elettorale è sulla chiusura «a pagamento» della campagna di Del Bono. E l'analisi sui social dice che i «like» per Vilardi, partita due mesi fa, sono aumentati del 6,4% nell'ultima settimana, contro il 2,1% di Del Bono, con interazioni pari a 8.600 per la sfidante, mentre il sindaco si è fermato a 6.200.

Un indicatore che gli analisti non sottovalutano, soprattutto se si considera che due settimane fa gli indecisi erano ancora il 18% del totale, con i 5 Stelle (candidato Guido Ghidini) stimati all'8,5% e quindi apparentemente fuori dai giochi ma influenti nel probabile ballottaggio del 24 giugno.

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